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Berri e Mikati, i leader gattopardiani del Libano di domani

Le manovre del presidente del Parlamento e del premier uscente

Redazione Ansa

   Con o senza Hezbollah, nel Libano di domani e nel mezzo della più devastante guerra di Israele dell'ultimo quarto di secolo l'inamovibile presidente del parlamento Nabih Berri e il sempreverde premier uscente Najib Mikati appaiono gattopardianamente ben saldi in sella ad un sistema di potere consociativista e clientelare composto da leader sia musulmani sia cristiani e pronto a negoziare la sua sopravvivenza con tutti gli attori stranieri.

    L'inviato Usa Amos Hochstein nelle ultime ore e la premier Giorgia Meloni nei giorni scorsi si sono recati nella capitale libanese per incontrare sia Berri sia Mikati, rispettivamente il principale alleato istituzionale di lunga data di Hezbollah e il capo di un governo dimissionario composto anche da ministri del Partito di Dio.

    Nabih Berri, 86 anni, da 30 occupa la seconda più importante carica dello Stato libanese. E cerca un ruolo in un eventuale Libano con una più marcata influenza statunitense e israeliana.

    Berri è anche il leader del partito armato sciita Amal, da una cui costola nacque Hezbollah nei primi anni '80: in piena occupazione militare israeliana e subito dopo la rivoluzione iraniana del 1979. Da circa un anno, combattenti di Amal sono scesi al fronte con Israele a fianco di Hezbollah. Questo non sembra costituire un problema per Hochstein, che ha stretti rapporti di lavoro con Berri. Nato a Gerusalemme da una famiglia ebraica, Hochstein ha servito nell'esercito israeliano proprio durante l'invasione militare israeliana nel sud del Libano.

    Berri e Hochstein avevano già portato a dama, due anni fa, lo storico accordo tra Libano e Israele - formalmente due Stati in guerra fra loro dal 1948 - per la demarcazione della frontiera marittima, condizione necessaria per la tanto desiderata spartizione delle risorse energetiche a largo delle coste libanesi e israeliane. Quell'accordo era stato approvato da Hezbollah, quando era ancora in vita Hasan Nasrallah, leader del partito e ucciso da Israele a fine settembre.

    Il vuoto che Nasrallah ha lasciato nella cupola di potere libanese - dove oltre a Berri e Mikati siedono, tra gli altri, il druso Walid Jumblat e il maronita Samir Geagea - ha aperto spazi di negoziazione per un Libano che, forse, secondo alcune analisi, vedrà un significativo indebolimento di Hezbollah.

    Ne potrebbe approfittare anche Mikati, 68 anni, sunnita, considerato uno degli uomini più influenti e ricchi di tutto il Medio Oriente. Più volte premier tecnico e neutrale, Mikati sembra intenzionato a garantire longevità ai suoi interessi ramificati non solo in Libano ma anche nella vicina Siria, nel Golfo, in Europa, Asia, Africa e Nord America. E con Berri insiste nell'assicurare ai suoi interlocutori stranieri l'intenzione di aderire alla risoluzione Onu 1701 che prevede, tra l'altro, il dispiegamento dell'esercito regolare nel sud a detrimento della presenza armata di Hezbollah.

    Più volte in questi giorni, Mikati ha assicurato che "Hezbollah ha accettato la piena applicazione della 1701", salvo poi ammettere che egli "non può parlare a nome di Hezbollah", nonostante membri del Partito di Dio siano nominalmente parte del suo governo.

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