A pochi chilometri di distanza dal blindato Museo di Arte Moderna di Rio de Janeiro dove i leader del G20 discutono sui destini economici e politici planetari, è stato l'iconico lungomare di Copacabana a fare da palco per le proteste popolari a margine del summit.
Dalla lotta alla fame nel mondo alla difesa dell'Amazzonia, dalla solidarietà al popolo palestinese fino alla vicinanza ai detenuti per il tentato colpo di stato dell'8 gennaio, tutte le tematiche hanno trovato democraticamente il loro spazio.
Gli attivisti delle Ong Rio de Paz e Ação da Cidadania hanno sistemato sulla spiaggia oltre 700 piatti vuoti con un croce disegnata al centro per ricordare alla comunità internazionale dei 733 milioni di persone che soffrono la fame in tutto il mondo. Le organizzazioni auspicano che l'Alleanza contro la fame e la povertà suggellata durante il vertice possa concretizzarsi in un programma in favore di chi soffre la malnutrizione.
I rappresentanti delle popolazioni indigene hanno invece di sommerso simbolicamente nelle acque di Copacabana giganti ritratti dei leder dei principali Paesi del G20 accusati di 'scarsa leadership" nella battaglia contro il cambiamenti climatici che colpiscono le popolazioni originarie amazzoniche.
I militanti pro-Pal hanno scelto di sfilare in corteo lungo l'Avenida Atlantica per rivendicare il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese e contro l'operazione militare delle forze armate israeliane a Gaza che ha causato decine di migliaia di morti. In ultimo, i militanti di estrema destra brasiliani hanno distribuito sulla spiaggia le foto di alcuni dei quasi 300 leader delle proteste coinvolti nell'assalto alle sedi di Parlamento, Presidenza e Corte suprema a Brasilia, che affrontano il carcere per le azioni portate avanti l'8 gennaio del 2023.