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Lula lancia l'Alleanza contro la fame al G20. Breve scambio Meloni-Biden al ricevimento

Leader G20, 'impegno ad una tassazione dei super ricchi'. Il G20 resta generico sui fondi per la lotta sul clima 

Redazione Ansa

Breve scambio tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente Usa Joe Biden: i due leader, riferiscono fonti in ambito G20, si sono intrattenuti brevemente durante il ricevimento offerto dal presidente Luiz Inácio Lula da Silva a tutti partecipanti del summit di Rio de Janeiro. Meloni aveva incrociato Biden anche nel primo pomeriggio quando, dopo il bilaterale con Justin Trudeau, si era incamminata a passo svelto con il primo ministro canadese per raggiungere i leader per la foto di famiglia. Nessuno dei tre è arrivato in tempo per partecipare al tradizionale scatto del summit.

   "Nel pieno rispetto della sovranità fiscale, cercheremo di impegnarci in modo cooperativo per garantire che gli individui con un patrimonio netto ultra elevato siano tassati in modo efficace". Si legge nella dichiarazione dei leader del G20 di Rio de Janeiro. "La cooperazione - si spiega - potrebbe comprendere lo scambio di buone pratiche, l'incoraggiamento di dibattiti sui principi fiscali e l'elaborazione di meccanismi antielusione, compresa la lotta alle pratiche fiscali potenzialmente dannose" con l'auspicio "di continuare a discutere di questi temi in seno al G20 e in altri forum pertinenti".

   Nella dichiarazione dei leader del G20 manca un impegno stringente sulle risorse per sostenere i Paesi in via di sviluppo per affrontare i cambiamenti climatici. Nel testo si riconosce genericamente "la necessità di catalizzare e incrementare gli investimenti da tutte le fonti e i canali per colmare il divario di finanziamento delle transizioni energetiche a livello globale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo". Ei capi di Stato e di governo riaffermano inoltre "che quest'ultimi devono essere sostenuti nella loro transizione verso basse emissioni di carbonio", con l'impegno a "facilitare i finanziamenti a basso costo per loro". La discussione sul dossier in realtà è domani, e alcuni Paesi potrebbero mostrare sensibilità diverse - spiegano fonti diplomatiche all'ANSA - ma questa è la formula su cui gli sherpa sono riusciti a raggiungere un accordo. D'altra parte la Cop29 di Baku deve stabilire un nuovo obiettivo per l'ammontare dei finanziamenti che i Paesi sviluppati, le banche multilaterali e il settore privato dovrebbero destinare ai Paesi in via di sviluppo. Secondo i Paesi occidentali, e più in particolare l'Europa, un obiettivo ambizioso può essere concordato solo se si amplia la base dei contribuenti includendo alcuni dei Paesi in via di sviluppo più ricchi, come ad esempio la Cina e i produttori di petrolio del Medio Oriente. Ma anche al G20, dove siedono le economie più potenti, le discussioni nei giorni scorsi si sono arenate, con le nazioni europee che spingevano per un maggior numero di Paesi a contribuire e i Paesi in via di sviluppo come il Brasile che si opponevano.

   Il primo ministro canadese Justin Trudeau si è congratulato con la premier Giorgia Meloni per il "successo della presidenza italiana del G7", che il Canada assumerà nel 2025. Lo riferisce il governo canadese, in una nota sull'incontro tra i due leader avvenuto a margine del G20 di Rio de Janeiro. Trudeau ha riaffermato l'importanza di "un'ambiziosa agenda del G7 che garantisca la continuità tra le presidenze, affronti le sfide globali e fornisca risultati concreti". I due leader hanno anche sottolineato la stretta relazione tra Canada e Italia e hanno avuto uno scambio di opinioni sulle sfide globali in corso, riaffermando il loro impegno a schierarsi con l'Ucraina contro l'aggressione della Russia nonché dell'importanza di promuovere la pace e la sicurezza in Medio Oriente.

   Mentre su Odessa piovono bombe russe con nuove vittime tra i civili e a Gaza si contano decine di bambini tra i morti, i leader del G20 a Rio de Janeiro non trovano la forza per individuare un reale percorso di pace. Ed è solo a costo di duri negoziati che si è raggiunta una dichiarazione finale, espressione dell'Occidente e del Sud globale.

   Secondo le anticipazioni, il testo non contiene ancora una volta condanne, ma piuttosto formule sulla necessità dei cessate il fuoco e degli aiuti umanitari. Anche se tutti si dicono a favore di "tutte le iniziative rilevanti e costruttive a sostegno di una pace durevole" sulla base della carta dell'Onu.

   Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, arrivato in Brasile per rappresentare lo zar Vladimir Putin, al vertice è rimasto in ascolto. Prima dell'inizio dei lavori ha avuto una bilaterale col capo di Stato turco Recep Tayyip Erdogan, che continua a promuovere il suo ruolo di mediatore, senza però presentare piani concreti.

 

Mentre si sono registrati momenti di tensione tra il cinese Xi, che ha allontanato la stampa, quando nella bilaterale il premier britannico Keir Starmer ha espresso preoccupazione per il magnate Jimmy Lai, in carcere dal 2020.

Ad alzare la voce sull'Ucraina è stato invece il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. "Dobbiamo sostenere la sovranità dell'Ucraina" ha dichiarato nel suo intervento alla prima sessione della riunione, aperta dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva col lancio dell'Alleanza globale contro la fame e la povertà, firmata con convinzione dall'Italia di Giorgia Meloni.

Un'iniziativa che conta già 148 adesioni, inclusi 82 Paesi, con l'Argentina dell'ultraliberista Javier Milei che si è aggiunta all'ultimo momento seppure con numerosi caveat, dopo aver a lungo puntato i piedi. 

 

"Purtroppo, la Russia, membro di questo stesso G20 - ha evidenziato poi la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen - sta intensificando la guerra in Ucraina" che "non solo ritarderà una pace giusta e duratura - ha avvertito - ma aumenterà le tensioni in Medio Oriente". I Paesi europei, soprattutto le delegazioni di Francia e Germania, negli ultimi giorni avevano fatto pressioni sugli sherpa brasiliani per rafforzare il linguaggio sulla geopolitica, mentre l'Argentina si era detta ferrea nel respingere qualsiasi riferimento alla guerra che non includesse una condanna della Russia.

 

 

Per l'Argentina i negoziati, raccontano fonti diplomatiche, sono state tutti in mano alla sorella di Milei, Karina, che lo ha accompagnato a Rio, nel primo vero faccia a faccia con Lula. Tra i due leader sudamericani c'è stata solo una gelida stretta di mano, nessun sorriso, giusto il tempo per una foto opportunity. L'anarcoliberista si è visto invece ridere e scambiare battute nella sala delle riunioni del Museo di arte moderna, sede del summit, col francese Emmanuel Macron.

 

I due si sono visti alla vigilia a Buenos Aires. E forse nella decisione di Milei di aderire all'Alleanza globale contro la fame e la povertà - grande cavallo di battaglia del progressista Lula - c'è stato anche lo zampino del capo dell'Eliseo, amico del presidente brasiliano. D'altra parte anche dal Vaticano, in un messaggio al G20 Papa Bergoglio ha auspicato che l'Alleanza "possa avere un impatto significativo sugli sforzi per combattere fame e povertà", a partire "dalla proposta della Santa Sede, che chiede di riorientare i fondi assegnati alle armi e ad altre spese militari verso un fondo globale". Una proposta sostenuta anche dalla messicana Claudia Sheinbaum.

Meloni a Rio, l'Italia in prima fila contro la fame (dell'inviata Silvia Gasparetto)

L'Italia è "in prima fila" nella lotta a fame e povertà, che va affrontata pensando "fuori dagli schemi" e senza imporre modelli "precostituiti". Giorgia Meloni, mentre gli sherpa lavorano fino all'ultimo ai fianchi dell'Argentina, schiera Roma "convintamente" dalla parte di Luiz Inacio Lula da Silva e della sua Alleanza globale contro la fame e la povertà. Una sfida "tra le più ambiziose" che certo va combattuta, ha ribadito la premier, senza ricorrere al cibo sintetico che non farebbe che aumentare il gap tra Paesi ricchi e Paesi poveri, tra quei nord e sud del mondo che invece hanno destini "interconnessi" e devono mantenere il filo del "dialogo".

Per Meloni il G20 di Rio è ideale continuazione del G7 pugliese, soprattutto nel tentativo di aprire il consesso a quel Sud globale con cui bisogna evitare - il senso dei ragionamenti nella delegazione italiana - spaccature soprattutto in un momento così delicato per gli equilibri geopolitici. Davanti ai leader la premier rivendica proprio la "cooperazione" tra i due formati internazionali come strumento "decisivo" per affrontare i problemi comuni, a partire da fame e povertà che si inaspriscono quando "gli scenari di crisi si moltiplicano". Come è successo con l'aggressione russa a Kiev, quando il grano è diventato "strumento di guerra".

Come accade in Medio Oriente dove l'Italia ha lanciato l'iniziativa Food for Gaza proprio per sostenere la popolazione palestinese con "47 tonnellate di prodotti di prima necessità". La prima giornata del vertice per la premier è occasione anche per alcuni bilaterali ufficiali, oltre a una serie di contatti informali ("sta parlando con tutti", dicono i suoi) mentre non è ancora chiuso il negoziato sulla dichiarazione finale. Con un occhio ai risultati delle amministrative e uno alle evoluzioni delle trattative per la nuova Commissione europea - per cui sono in ballo non solo Raffaele Fitto ma anche la spagnola Teresa Ribera - Meloni si concentra comunque in particolare sull'Africa e sul Piano Mattei, che ha voluto come "pilastro" della sua politica estera. Chiede a Justin Trudeau di non dimenticare il continente africano tra le priorità del G7 nella prossima presidenza canadese, in un ideale passaggio del testimone.

E ne affronta gli sviluppi anche con il principe ereditario di Abu Dhabi Sheikh Khaled bin Mohamed bin Zayed Al Nahyan, con cui sta organizzando un business forum tra imprese italiane ed emiratine attive nei Paesi africani. E se con il primo ministro canadese Meloni ha fatto un punto sul Piano d'Azione per la cooperazione rafforzata, firmato a Borgo Egnazia e già attivo sul fronte dell'Intelligenza artificiale, dello spazio e delle materie critiche, la premier ne firma uno ulteriore, con l'amico primo ministro indiano Narendra Modi. L'intesa già c'era, ma restava da mettere a punto gli ultimi dettagli per un Piano di azione che mira a rafforzare la collaborazione "a 360 gradi", economica, scientifica, sull'intelligenza artificiale ma anche su cultura e turismo. 

Il Papa al G20: 'Usare i fondi per le armi nello sviluppo'

"Una visione e una strategia a lungo termine sono necessarie per combattere efficacemente la malnutrizione". Lo sottolinea il Papa in un messaggio al G20 auspicando che "la Global Alliance Against Hunger and Poverty possa avere un impatto significativo sugli sforzi globali per combattere la fame e la povertà. L'Alleanza potrebbe iniziare attuando la proposta di lunga data della Santa Sede, che chiede di riorientare i fondi attualmente assegnati alle armi e ad altre spese militari verso un fondo globale progettato per affrontare la fame e promuovere lo sviluppo nei paesi più poveri". Il Messaggio del Papa è stato pronunciato dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.

Per il Papa "è motivo di grande preoccupazione che la società non abbia ancora trovato un modo per affrontare la tragica situazione di coloro che affrontano la fame. L'accettazione silenziosa della carestia da parte della società umana è una scandalosa ingiustizia e un grave reato". E' quanto sottolinea il Pontefice in un messaggio al G20 pronunciato dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin. Papa Francesco sottolinea che "coloro che, attraverso l'usura e l'avidità, causano la fame e la morte dei loro fratelli e sorelle nella famiglia umana stanno commettendo indirettamente un omicidio".

Il Papa, nel Messaggio al G20 pronunciato dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, ribadisce che "il cibo è un diritto inalienabile". "Come ho scritto nella mia Lettera enciclica Fratelli Tutti, la politica deve fare dell'eliminazione effettiva della fame uno dei suoi obiettivi principali e imperativi. Infatti, quando la speculazione finanziaria manipola il prezzo del cibo, trattandolo come una qualsiasi merce, milioni di persone soffrono e muoiono di fame. Allo stesso tempo, tonnellate di cibo vengono buttate via. Ciò costituisce un vero e proprio scandalo - sottolinea Papa Francesco -. La fame è criminale; il cibo è un diritto inalienabile".

Il Papa chiede al G20 che siano "intraprese azioni immediate e decisive per sradicare il flagello della fame e della povertà. Tale azione deve essere intrapresa in modo congiunto e collaborativo, con il coinvolgimento dell'intera comunità internazionale. L'attuazione di misure efficaci richiede un impegno concreto da parte dei governi, delle organizzazioni internazionali e della società nel suo insieme. La centralità della dignità umana donata da Dio a ogni individuo, l'accesso ai beni di base e l'equa distribuzione delle risorse devono essere prioritarie in tutte le agende politiche e sociali". Papa Francesco - nel Messaggio pronunciato dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin - evidenzia che "l'eradicazione della malnutrizione non può essere ottenuta semplicemente aumentando la produzione alimentare globale. In effetti, c'è già cibo a sufficienza per sfamare tutte le persone sul nostro pianeta; è semplicemente distribuito in modo ineguale". Quindi il pontefice pone l'accento sullo spreco alimentare: "Affrontare lo spreco alimentare è una sfida che richiede un'azione collettiva. In questo modo, le risorse possono essere reindirizzate verso investimenti che aiutano i poveri e gli affamati a soddisfare i loro bisogni di base".

Il Papa, in un Messaggio al G20, torna a sottolineare le sue preoccupazioni per "l'intensificazione di guerre e conflitti, di attività terroristiche", "atti di aggressione, nonché la persistenza di ingiustizie. È quindi della massima importanza che il Gruppo dei 20 - afferma Francesco in un Messaggio pronunciato dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin - individui nuove strade per raggiungere una pace stabile e duratura in tutte le aree" colpite da conflitti "con l'obiettivo di ripristinare la dignità delle persone". Le guerre in corso "non sono solo responsabili di un numero significativo di morti, sfollamenti di massa e degrado ambientale; stanno anche contribuendo a un aumento della carestia e della povertà, sia direttamente nelle aree colpite che indirettamente nei paesi che sono a centinaia o migliaia di chilometri di distanza dalle zone di conflitto, in particolare attraverso l'interruzione delle catene di approvvigionamento. Le guerre continuano a esercitare una notevole pressione sulle economie nazionali, soprattutto a causa dell'esorbitante quantità di denaro spesa in armi e armamenti", rileva il Pontefice.

 

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