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Trudeau si precipita a Mar-a-Lago da Trump per i dazi

Cena di tre ore. Il premier canadese: 'Eccellente conversazione'

Redazione Ansa

A soli 4 giorni dalla minaccia di nuovi dazi di Donald Trump, e a pochi mesi da nuove elezioni dove rischia grosso, il premier canadese Justin Trudeau si è precipitato a Mar-a-Lago dal presidente eletto.

È stato il primo leader del G7 ad incontrare il successore di Joe Biden, forte anche del fatto che il prossimo anno Ottawa erediterà dall'Italia la presidenza di turno del club.

"Una eccellente conversazione", è finora l'unico commento di Trudeau, che non ha pernottato nella Casa Bianca d'inverno, preferendo un hotel in zona dopo una cena di tre ore in cui sono stati affrontati vari argomenti: commercio, sicurezza delle frontiere, fentanyl, difesa, Ucraina, Nato, Cina, Medio Oriente e oleodotti, così come il summit del G7 in Canada l'anno prossimo.

Al tavolo c'era anche il ministro canadese della Sicurezza pubblica Dominic LeBlanc. Per il team del padrone di casa hanno partecipato invece Mike Waltz, Howard Lutnick e Doug Burgum, nominati rispettivamente consigliere per la Sicurezza nazionale, segretario al Commercio e alle Risorse naturali.

Presenze che suggeriscono un dialogo di ampio respiro. Nessun commento per ora dallo staff del tycoon, quindi non è dato sapere se le sue preoccupazioni siano state alleviate. The Donald ha annunciato che nel giorno del suo insediamento, il 20 gennaio, imporrà tariffe del 25% su tutte le merci di Canada e Messico finché non metteranno fine al traffico di droga e di migranti illegali in Usa. Trudeau ha cercato di proiettare calma e fiducia, dicendosi pronto a collaborare e convinto che Trump capisca come i dazi danneggerebbero entrambi i Paesi, che sono reciprocamente i due più grandi partner commerciali. Basta considerare che circa l'80% del petrolio e il 40% del gas canadesi vengono esportati negli Stati Uniti. M

a i due Paesi sono profondamente interconnessi anche attraverso la produzione congiunta di automobili, così come in molti altri settori industriali. Il ministro LeBlanc, incaricato subito dopo la minaccia dei dazi di mettere a punto controlli più severi al confine, ha preannunciato l'invio di ulteriore personale e anche di droni ed elicotteri, se necessario. Il fenomeno dell'immigrazione illegale tuttavia è già molto contenuto: solo 23.700 fermi nel 2024, contro 1,53 milioni alla frontiera col Messico.

Per alcuni analisti le minacce tariffarie di Trump servono come arma di pressione, in questo caso anche in vista della rinegoziazione dell'accordo commerciale Usmca fra i tre Paesi nordamericani, che potrebbe essere anticipata rispetto alla scadenza del 2026. The Donald comunque ha già ottenuto un risultato: dividere i due alleati che avevano fatto leva comune per strappare un accordo migliore durante la sua prima presidenza. La presidente del Messico Claudia Sheinbaum ha mostrato infatti un approccio diverso, più fermo, sostenendo che né le minacce né i dazi risolveranno il fenomeno della migrazione o il consumo di droga in Usa e promettendo eventuali ritorsioni tariffarie. Da vedere la linea che pagherà di più. 

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