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Gli Stati Uniti spiazzati da Seul temono un terzo fronte in Asia

Washington: Non siamo stati avvertiti, grave preoccupazione'

Centinaia davanti al Parlamento Seul contro legge marziale

Redazione Ansa

Gli Usa sono rimasti spiazzati come tutti dalla mossa a sorpresa della legge marziale decisa dal presidente sucoreano Yoon Suk Yeol. Lo ha riconosciuto il Consiglio per la sicurezza nazionale: "Gli Stati Uniti non sono stati avvisati in anticipo di questo annuncio". Un'ammissione imbarazzante, che solleva interrogativi sull'intelligence americana e sui rapporti politici con uno degli alleati più stretti di Washington, soprattutto nel decisivo scacchiere asiatico.

Le prime reazioni sono di "forte preoccupazione" e si traducono in un invito a una soluzione non violenta e rispettosa delle leggi. "Stiamo osservando i recenti sviluppi con grave preoccupazione", ha detto il vicesegretario di Stato Kurt Campbell. "Abbiamo ogni speranza e aspettativa che qualsiasi disputa politica venga risolta pacificamente e in conformità con lo stato di diritto", ha aggiunto, anticipando la linea tenuta poi nel briefing quotidiano di Foggy Bottom, dove è stata ribadita l'alleanza "di ferro" con la Corea e si è auspicato che il voto del Parlamento contro la legge marziale sia rispettato.

Il governo degli Stati Uniti "è in contatto con il governo di Seul e sta monitorando da vicino la situazione", si è limitato a dire un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, mentre Joe Biden veniva informato in Angola durante il suo primo storico viaggio in Africa.

Colta di sorpresa, non c'è dubbio che ora Washington tema l'apertura di un terzo fronte di tensioni in Asia - dove già la miccia di Taiwan è pronta ad accendersi da un momento all'altro - dopo quelli legati ai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente.

Gli Usa hanno 28.500 soldati in Corea del Sud per proteggerla dal Nord, il suo vicino dotato di armi nucleari. Washington e Seul conducono da tempo esercitazioni congiunte, facendo infuriare Pyongyang, che le vede come prove generali per un'invasione e ha spesso condotto test missilistici per rappresaglia. Biden ha anche promosso un'alleanza trilaterale con Seul e Tokyo come baluardo contro la Corea del Nord e una Cina sempre più assertiva, due Paesi che hanno saldato una forte alleanza con Mosca. E ha ribadito l'impegno incrollabile a difendere i due alleati anche con l'ombrello nucleare americano.

La Corea del Sud è un partner strategico nell'area dove, secondo gli Usa, si giocherà la partita decisiva dei prossimi anni, quella con Pechino, che intanto continua a rivendicare sempre più minacciosamente l'isola di Taiwan. Finora Yoon Suk- yeol sembrava offrire una sponda sicura: all'inizio di quest'anno aveva anche ospitato il Summit for Democracy, un'iniziativa di Biden che cerca di proteggere le istituzioni democratiche a livello globale. Dopo la vittoria elettorale di Donald Trump, il leader sudcoreano si è congratulato dicendo che spera di lavorare a stretto contatto con il tycoon. Che però intende far pagare a Seul di più per mantenere le truppe Usa nel Paese. La crisi in Corea del Sud rischia di sfuggire di mano in questo momento di transizione in cui Biden è ormai un'anatra zoppa e Trump non è ancora nello Studio Ovale.
   

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