L'ambasciata degli Stati Uniti in Venezuela ha rivolto un forte appello al governo di Nicolás Maduro affinché conceda dei salvacondotti per permettere ai sei membri dell'opposizione rifugiati nell'ambasciata argentina a Caracas da marzo di lasciare il paese sudamericano. Lo ha fatto attraverso un comunicato pubblicato sul suo account X ufficiale, denunciando le tattiche di intimidazione subite dai richiedenti asilo.
"Chiediamo a Maduro e ai suoi rappresentanti di garantire i necessari salvacondotti per i rifugiati nell'ambasciata argentina a Caracas", recita il comunicato della rappresentanza statunitense che ha aggiunto che "le tattiche ostili contro i cittadini, gli attivisti e i sostenitori della libertà in Venezuela dimostrano la disperazione di aggrapparsi al potere, nonostante la volontà del popolo venezuelano".
La leader dell'opposizione venezuelana María Corina Machado ha denunciato che agenti del regime chavista hanno minacciato stamane "un eventuale ingresso" nella residenza diplomatica, sorvegliata dal Brasile.
La leader dell'opposizione María Corina Machado ha lanciato un "appello urgente" sulla situazione nell'ambasciata argentina a Caracas denunciando su X che "oltre 20 agenti delle forze repressive dello Stato si sono presentati nella residenza ufficiale dell'Ambasciata argentina a Caracas, sotto custodia brasiliana, a bordo di cinque autoveicoli".
Ieri all'alba, ha detto Machado, l'arrivo degli agenti di polizia e degli agenti del Servizio bolivariano di intelligence (Sebin) di Maduro "con atteggiamento aggressivo, incluse molestie e istruzioni relative ad un possibile ingresso nella sede diplomatica, ha generato ansia e terrore nell'ambiente", ovvero all'interno della sede diplomatica.
L'ambasciata argentina è senza acqua ed elettricità, "perché i fusibili sono stati rubati 12 giorni fa dal regime", ha aggiunto Machado, denunciando che Caracas "ha trasformato la residenza diplomatica in una prigione davanti agli occhi del mondo, violando tutti gli accordi internazionali" e diffondendo "lo stesso terrore che hanno usato contro i cittadini, gli attivisti e tutti coloro che lottano per la verità e la libertà" in Venezuela.
La leader dell'opposizione ha anche fatto un appello urgente "ai governi di Argentina e Brasile affinché affrontino questa situazione con la serietà che merita e dedichino tutti i loro sforzi per ottenere un passaggio sicuro" ai sei richiedenti asilo, tutti suoi importanti collaboratori che da marzo si sono rifugiati nella sede diplomatica.
Nuova legge contro le ong e i difensori dei diritti umaniUna nuova legge entrata in vigore questa settimana in Venezuela per regolamentare le ong e le associazioni senza scopo di lucro, minaccia la loro stessa esistenza, essendo molto simile a quella del Nicaragua, dove il presidente Daniel Ortega ne ha già eliminate oltre 5mila, tra cui molte legate alla Chiesa cattolica.
La 'Legge Anti-Società Civile', così la chiamano gli oppositori venezuelani, persegue formalmente la supervisione, la regolamentazione, il funzionamento e il finanziamento delle ong e, sebbene approvata il 15 agosto scorso, è entrata in vigore questa settimana con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
"Ha un obiettivo formale ma un altro innominabile", sottolineano gli avvocati della ong Acceso a la Justicia, ovvero "coprire con un'aura di legalità la progressiva e inarrestabile riduzione dello spazio civico in Venezuela" nel contesto dell'intensificazione della repressione contro ogni dissidenza dopo le presidenziali del 28 luglio scorso.
Con la nuova legge le ong dovranno sottoporsi alla rigorosa approvazione del governo, registrarsi presso l'Ufficio venezuelano contro la criminalità organizzata e il finanziamento del terrorismo e smettere di ricevere finanziamenti esteri da paesi considerati "nemici del Venezuela". Nel Paese sudamericano oggi operano circa 3.000 ong, molte delle quali si dedicano all'assistenza sanitaria di base, all'istruzione e ai servizi sociali.
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