''Sono venuta qui a Parigi a portare solidarietà a Gino che è un compagno, un amico, ma soprattutto è un antifascista perseguitato dal regime di Orban": lo ha detto Ilaria Salis uscendo dal Palazzo di Giustizia di Parigi, dove oggi si è tenuta l'udienza dei giudici francesi sul caso di Rexhino Abazaj detto Gino, cittadino albanese di 32 anni arrestato la scorsa settimana a Parigi con le stesse accuse avanzate nei confronti della Salis. E cioè di aver partecipato alle aggressioni nei confronti di militanti di estrema destra in occasione del Giorno della Memoria celebrato a Budapest nel febbraio del 2023.
A Parigi, Salis è tornata a mettere in guardia contro il rischio di estradizione di Gino e di tutti gli altri militanti antifascisti in Ungheria. ''Orban non cerca giustizia - ha avvertito - ma vendetta politica. Usa lo strumento giudiziario per mettere in atto una persecuzione contro gli oppositori politici".
''Spero che le estradizioni vengano bloccate il prima possibile dappertutto. A partire dal caso di Gino". A Parigi, Ilaria Salis ha anche tenuto a ricordare "la situazione di Maya, che invece è stata estradata dalla Germania all'Ungheria con delle modalità che sono assolutamente incredibili, prelevata in piena notte dalla cella, le hanno messo un sacchetto in testa e l'hanno caricata su un elicottero".
Salis ha ricordato che Maya "è una persona non binaria". In Ungheria, ha proseguito, "i suoi diritti potrebbero essere ancora più pregiudicati, ancora più lesi". Inoltre, ha proseguito, ''è stata estradata contro il parere della corte di cassazione federale. Quindi contro il parere del giudice supremo che invece aveva ordinato il blocco dell'estradizione proprio per il rischio della violazione dei diritti fondamentali. Qualcosa che in Ungheria comunque esiste e io l'ho sperimentata sulla mia pelle", ha concluso, esprimendo l'auspicio che ''Maya sia rimandata a casa il più presto possibile''.
'Gino' per ora non è estradato, nuova udienza il 15 gennaioAl momento, comunque, è stata respinta dai giudici francesi la richiesta di scarcerazione per Rexhino Abazaj: è quanto riferito da uno dei suoi legali, Youri Karassoulia, intervistato dall'ANSA al tribunale di Parigi, mentre all'esterno si teneva un sit-in in suo sostegno. Abazaj torna quindi in carcere a Fresnes, vicino a Parigi, in attesa che i giudici d'Oltralpe si esprimano sulla richiesta di estradizione in Ungheria, decisione attesa per il 15 gennaio. Parlando oggi dinanzi ai giudici, Abazaj ha detto di avere "fiducia" nella giustizia francese, ha precisato il legale.
''L'udienza di oggi - ha dichiarato Karassoulia a Parigi - verteva sulla nostra richiesta di informazioni complementari all'Ungheria. In pratica, chiediamo alla Francia di chiedere all'Ungheria informazioni sul mandato d'arresto nazionale ungherese, sulle condizioni di detenzione in Ungheria e sui rischi di violazione di un equo processo al nostro assistito". "Il pronunciamento è stato fissato al 15 gennaio alle 13:30 presso la Corte d'appello di Parigi", ha puntualizzato il legale, criticando le posizioni esposte oggi dall'accusa a Parigi.
''Abbiamo visto un pubblico ministero che era estremamente fragile sui propri argomenti, che voleva che ('Gino',ndr.) venisse immediatamente estradato, che non rivolge domande all'Ungheria, che non si interessa affatto alle condizioni di detenzione ungheresi. Che considera che in Europa è tutto perfetto e che non c'è motivo di preoccuparsi, quando invece, la corte d'appello di Milano, ha già respinto l'esecuzione di un mandato d'arresto europeo sulle condizioni di detenzione in Ungheria".
"Questo - ha concluso - suscita molti interrogativi da parte della procura, il che non è particolarmente sorprendente. Speriamo che le nostre richieste vengano accolte il 15 gennaio".
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