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Uruguay, la moglie di 'Pepe' Mujica convocata in Procura

Per chiarire quanto ha detto riguardo a 'dichiarazioni false' sui crimini della dittatura militare

Lucia Topolansky con il marito, 'Pepe' Mujica

Redazione Ansa

       Il procuratore specializzato in crimini contro l'umanità dell'Uruguay, Ricardo Perciballe, ha chiesto di convocare, al più presto e in qualità di testimone, l'ex vicepresidente Lucía Topolansky  - moglie dell'ex presidente ed ex militante tupamaro José 'Pepe' Mujica  - per "chiarire le sue recenti affermazioni" in cui ha detto di essere a conoscenza del fatto che ci sono state persone che "hanno mentito" in cause riguardanti crimini commessi dai militari durante l'ultima dittatura, per garantire condanne.

     Le dichiarazioni dell'ex vicepresidente sono state pubblicate nel libro 'Los indomables' (Gli indomabili), del giornalista Pablo Cohen. Nel libro, che è una lunga intervista, Topolansky ha raccontato che "a un nostro compagno sono venuti a dirgli: 'devi mentire, dire questo e quello, e mandiamo a questo tizio in galera'. E lui ha risposto 'No, non lo dirò'. Ed è allora che ti accusano di essere un traditore".

    "Noi sappiamo chi sono quelli che hanno mentito all'interno della sinistra, ma non lo diremo perché non siamo né traditori né spie", ha aggiunto l'ex vicepresidente, anche lei ex militante dei tupamaros.

    Da parte sua, 'Pepe' Mujica ha confermato le dichiarazioni della moglie in una intervista radiofonica. "Queste cose ci sono note, sì. Non dirò che fosse generalizzato, ma c'era gente che è uscita (dal carcere) con molto rancore e trovava che fosse giusto farlo, per quello che era successo. Non tutti, ma so che ci sono stati dei casi", ha detto.

    Il presidente eletto dell'Uruguay, Yamandu Orsi - che appartiene alla stessa coalizione di sinistra di Mujica e Topolanksy, il Frente Amplio, e assumerà il suo mandato a marzo - ha preso le distanze da queste dichiarazioni, sottolineando che "la giustizia è parte di un potere dello Stato e io non ho autorità per analizzare o dubitare di quello che determinano i giudici. E, più concretamente, se qualcuno ha dei dubbi o possiede degli indizi che non si è agito in modo chiaro, allora che assuma le sue responsabilità. Avrà i suoi motivi per farlo".

     Secondo dati citati dalla Procura stessa, dalla creazione dell'organismo giudiziario nel 2018 si sono svolti 38 processi o formalizzazioni di accusa, con 28 condanne, mentre 73 casi sono stati archiviati perché "non esistevano prove sufficienti per andare avanti con la causa".  

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