Mondo

Alta tensione in Venezuela per l'insediamento di Maduro, rilasciata la leader dell'opposizione

Maria Corina Machado partecipava alle manifestazioni anti-Maduro

Redazione Ansa

La leader dell'opposizione in Venezuela, Maria Corina Machado, è stata rilasciata dopo essere stata "detenuta con la forza". Lo afferma il suo team.

Secondo il direttivo politico del suo partito Vente Venezuela, Machado è stata intercettata da agenti armati del chavismo che hanno sparato contro la sua delegazione. "María Corina è stata violentemente intercettata mentre usciva dal comizio di Chacao. Agenti del regime hanno sparato alle moto che la trasportavano", ha dichiarato in un post su X Vente Venezuela, aggiungendo poi "speriamo di poter confermare la sua situazione" a breve.

La leader era uscita brevemente dalla clandestinità per partecipare a una manifestazione pacifica dell'opposizione a Chacao, uno dei comuni di Caracas, sotto la minaccia delle forze di polizia e militari e delle bande armate di civili che pattugliano la città. A pochi metri da un presidio di polizia pesantemente armata e blindata, e vicino a civili chavisti armati, Machado ha preso la parola per cantare l'inno nazionale venezuelano da un palco improvvisato, rivolgendosi a circa 700 persone che l'attendevano dal mattino. Sarebbe stata arrestata dopo essere caduta dalla moto, dopo che il motociclista con cui viaggiava ha perso il controllo.

La detenzione è avvenuto in un contesto di alta tensione alla vigilia dell'insediamento di Maduro per il suo terzo mandato consecutivo, in una cerimonia blindata e dagli esiti incerti. Secondo indiscrezioni giornalistiche, l'opposizione è al lavoro su un piano B: una presidenza parallela all'estero, guidata da González Urrutia, già riconosciuto come presidente eletto da numerosi Paesi della comunità internazionale.

Nel Paese la temperatura è salita alle stelle con mobilitazioni di piazza sia del chavismo al potere, sia dell'opposizione. Quest'ultima ha inondato le strade in forma pacifica, al grido di 'Gloria al bravo pueblo', ma nella regione di Maracay e nel Carabobo alcuni manifestanti sono stati colpiti da gas lacrimogeni lanciati dalle forze dell'ordine.

Mentre prosegue l'ondata di arresti di attivisti anti-regime e la sparizione forzata di vari giornalisti. Una situazione che ha destato la "profonda preoccupazione" dell'alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, Volker Turk.

In una nazione che rischia di precipitare definitivamente nel caos, la presidenza è contesa dai due pretendenti. Da una parte c'è il capo dello Stato uscente, Nicolas Maduro: in carica da undici anni consecutivi e deciso a non mollare la poltrona per almeno altri sei, il delfino di Hugo Chavez si è detto pronto a difendere la posizione "a costo della vita". Dall'altro lato c'è González Urrutia, considerato dall'Occidente il vero vincitore delle presidenziali, caratterizzate da un'allarmante mancanza di trasparenza da parte delle autorità locali, che hanno alimentato il sospetto di brogli.

L'ex ambasciatore, che ha ottenuto asilo dalla Spagna ed è sostenuto dalla leader dell'opposizione Machado, ha proseguito il suo tour in America Latina (è stato ricevuto anche nella Repubblica Dominicana dal presidente Luis Abinader), dove continua a raccogliere il riconoscimento di vari governi della regione dopo il significativo placet degli Stati Uniti e, da ultimo, anche del Canada.

Il sostegno internazionale a Urrutia non sembra comunque preoccupare i fedelissimi di Maduro: con un gesto eclatante, il ministro della Difesa, Vladimir Padrino, ha fatto distribuire volantini con la scritta "ricercato" e le immagini di alcuni ex leader latinoamericani, definiti "criminali" e "invasori" per aver appoggiato l'opposizione democratica venezuelana.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it