E' stata una prima notte d'intimità familiare - con consorti, figli e parenti più stretti ritrovati dopo anni - quella di Nazanin Zaghari Ratcliffe e di Anoosheh Ashoori, i due cittadini irano-britannici rientrati nelle scorse ore nelle loro case nel Regno Unito dopo l'accordo fra il governo Tory di Boris Johnson e quello di Teheran che ieri ha portato al loro rilascio in Iran: rispettivamente dopo 6 e oltre 4 anni di detenzione in Iran inflitta in base a contestate accuse di presunto "spionaggio". Il ritorno è stato testimoniato dalle primissime foto sorridenti della 43enne Nazanin e del 67enne Anoosheh.
Intanto il governo Tory insiste a glissare su un collegamento diretto fra il doppio rilascio - accompagnato da quello dietro pagamento d'una cauzione di un terzo cittadino irano-britannico recluso, Morad Tahbaz, che per ora resta a Teheran - e la restituzione di un debito reclamato dalla Repubblica Islamica fin dal 1979, in seguito alla mancata consegna di una fornitura di carri armati Chieftain pagata dal regime dello Shah poco prima della rivoluzione khomeinista e annullata all'epoca unilateralmente da Londra. Collegamento già respinto esplicitamente da fonti ufficiali iraniane, ma indicato da tutti gli osservatori come una delle evidenti contropartite chiave messe sul piatto dalla diplomazia britannica per sbloccare il lunghissimo stallo. Interpellato oggi in tv al riguardo, il numero 2 del Foreign Office, James Cleverly, si è da parte sua limitato a ribadire quanto accennato in Parlamento dalla ministra degli Esteri, Liz Truss, sulle rassicurazioni che Londra avrebbe avuto da Teheran rispetto alla destinazione di buona parte del rimborso (pari a circa 400 milioni di sterline, mezzo miliardo di euro) per "scopi umanitari".
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