La morte di Mahsa Amini è dovuta ad una malattia e non è stata causata dalle percosse. Lo sostiene il rapporto medico seguito all'autopsia effettuata a Teheran sul corpo della giovane iraniana arrestata perché non indossava correttamente il velo.
I comandanti delle forze armate e i vertici della polizia in Iran hanno rinnovato la propria fedeltà alla Guida suprema Ali Khamenei attraverso una dichiarazione congiunta, pochi giorni dopo gli elogi della Guida suprema all'esercito e alle forze dell'ordine per avere contenuto le proteste, in corso da tre settimane, per Mahsa Amini.
Khamenei aveva detto che i giovani che hanno preso parte alle manifestazioni "devono essere puniti per rendersi consapevoli dei fatti" e accusato gli Usa e Israele di avere pianificato le dimostrazioni, che sono state violentemente represse. "Le tue parole sono state un avvertimento contro i capi della sedizione e i loro leader
stranieri, inclusi i criminali americani, il falso regime sionista, il regime saudita e l'impero mediatico dell'arroganza globale", si legge nel comunicato congiunto delle forze armate iraniane.
Secondo l'Organizzazione di medici legali iraniani, la morte i Mahsa Amini non è stata provocata da colpi alla testa e agli organi vitali", ma sarebbe invece legata a "un intervento chirurgico per un tumore al cervello subito all'età di 8 anni", si legge nel rapporto pubblicato dalla tv di Stato. Ma la magistratura iraniana ieri ha negato anche che la morte della 16/enne Sarina Ismailzadeh: Amnesty International e altre organizzazioni accusano la polizia di averle provocato la morte con "colpi di manganello alla testa"; secondo quanto dichiarato dal procuratore di Alborz, Hossein Fazli Harikandi, citato dalla Mizan online, invece, la ragazza si sarebbe "suicidata". Sarina, afferma il magistrato, si sarebbe lanciata dalla finestra di un edificio non lontano dalla casa della nonna, situata nel quartiere Azimieh, poco prima della mezzanotte del 24 settembre. In un video pubblicato su Mizan, si vede la madre di Sarina Ismailzadeh che afferma che sua figlia "non ha niente a che fare" con le manifestazioni di protesta. La giustizia della Repubblica islamica due giorni fa ha negato anche qualsiasi legame fra la morte di un'altra adolescente, Nika Shakarami, e le proteste.
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