L'aggressione militare della Russia ai danni dell'Ucraina è di gran lunga il fattore più destabilizzante per l'economia globale e anche quello di maggiore incertezza per gli assetti geopolitici mondiali. E' l'allarme su cui il G20 - dal 2008 luogo di sintesi delle diverse istanze dei venti Paesi più industrializzati ed emergenti - dovrà misurarsi a poche ore dall'apertura del summit di New Delhi. Presente il leader Usa Joe Biden, l'assenza a sorpresa del presidente cinese Xi Jinping e quella scontata del capo del Cremlino Vladimir Putin (già lontano dai riflettori di Bali, a novembre 2022) hanno rafforzato i timori sul fatto che Pechino e Mosca puntino a boicottare un compromesso accettabile per tutti. Per il premier indiano Narendra Modi, che ha impostato la sua presidenza di turno alla guida del Sud Globale, le ministeriali G20 non sono state un buon viatico, essendosi chiuse senza l'approvazione di un documento finale. E anche al summit di Delhi lo scoglio principale nella dichiarazione conclusiva resta l'Ucraina, viste le resistenze di Pechino e ovviamente di Mosca, rappresentate al vertice rispettivamente dal premier Li Qiang e dal ministro degli Esteri Serghei Lavrov.
"È fatto quasi tutto, restano ormai divergenze solo sulla guerra in Ucraina", hanno fatto sapere fonti diplomatiche italiane. La maggior parte dei Paesi, viene spiegato, si è data l'obiettivo di menzionare l'aggressione russa ed è d'accordo anche la presidenza indiana, ma c'è l'irrigidimento della Russia, spalleggiata molto dalla Cina. Si cerca un'intesa a 20, in alternativa a '19+1' o almeno a '18+2': in questi casi, sarebbe un passo indietro rispetto al consenso a 20 di un anno fa a Bali. "Negozieremo a oltranza, sperando che la notte porti consiglio", ha sintetizzato all'ANSA una fonte autorevole, osservando comunque che l'assenza dei leader cinese e russo "porterà all'avvicinamento oltre le attese tra Occidente e India, Brasile, Sudafrica" ed altri Paesi ancora.
Sulla base di un ragionamento semplice: la necessità di unire e accelerare gli sforzi di fronte a problemi "improcrastinabili" e "crisi a cascata" che hanno effetti diretti su scala globale e alimentano l'incertezza. Prima fra tutti appunto il conflitto ucraino, che "ha aumentato i prezzi di cibo ed energia" e pone drammatici "rischi per la crescita globale", ha ammonito il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen tracciando l'agenda dei lavori dei leader. "La cosa più importante per la crescita è che la Russia metta fine alla sua brutale guerra contro l'Ucraina", ha aggiunto in un briefing nella capitale indiana. Un obiettivo chiaro, ma difficilissimo da centrare. La 'neutralità pro-Russia' della Cina, alla ricerca di un nuovo ordine mondiale post-occidentale, è un fattore complesso da affrontare. Mentre "è necessario rafforzare il sostegno internazionale all'Ucraina ed è fondamentale continuare a fornire assistenza economica tempestiva", ha osservato Yellen, citando misure come il programma di prestiti da 15,5 miliardi di dollari del Fmi e la proposta dell'Ue di un pacchetto di risorse da 50 miliardi di euro fino al 2027. "Putin ancora una volta non si è presentato al G20, ma noi ci presenteremo con il sostegno all'Ucraina", ha scritto il premier britannico Rishi Sunak su X prima di atterrare a New Delhi, a tracciare la linea comune dell'Occidente.
Ma anche la Cina, non solo la Russia, è argomento di discussione dei bilaterali tra i leader. Yellen, ad esempio, ha osservato che nel Paese asiatico "c'è un rallentamento dell'economia" che "richiede politiche di aggiustamento. Monitoriamo, ma non vedo significativi effetti sugli Usa". Parole alla fine dal tono morbido, ma che segnalano come i riflettori siano puntati su quello che accade nella Repubblica popolare. "La Cina si trova ad affrontare una serie di sfide globali sia a breve sia a lungo termine, sfide economiche che abbiamo monitorato attentamente", ha aggiunto l'ex presidente della Federal Reserve.
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