Nuove minacce contro l'Italia sul web. Secondo quanto riporta Site, un jiahdista mette in guardia l'Italia dall'entrare in guerra contro l'Isis per evitare che il Mediterraneo sia "colorato dal sangue dei suoi cittadini". Si fa quindi riferimento - sempre secondo Site - all'azione di potenziali lupi solitari italiani.
L'ennesima minaccia all'Italia in un momento in cui il Paese è al centro del dibattito per la situazione in Libia. Fa parte della massiccia propaganda dell'Islamic State, una vera e propria "campagna di guerra psicologica", ma l'evocazione dei 'lupi solitari' è un pericolo imprevedibile non facile da prevenire. Così fonti di 007 e antiterrorismo commentano i messaggi riportati dal Site. L'attenzione, si aggiunge, è sempre ai massimi livelli, pur in assenza di notizie su specifici progetti di attacco.
"Il nostro stato di allerta è notevolissimo, il controllo sugli arrivi efficiente. Collaboreremo con le Procure e auspichiamo che il loro lavoro ci dia certezze dal punto di vista giuridico". Così il ministro dell'Interno Angelino Alfano a proposito dell'allarme lanciato dal Procuratore di Reggio Calabria sulla possibile saldatura tra l'Isis e la criminalità organizzata.
La Francia mette in campo la più prestigiosa delle sua portaerei, la Charles De Gaulle, nella coalizione in lotta contro lo Stato islamico. Lo annunciano fonti del ministero della Difesa, precisando che il ministro Jean-Yves Le Drian si recherà di persona sulla nave da guerra per sancire l'avvio delle operazioni. I primi velivoli decolleranno dalla nave già stamattina, per operazioni di ricognizione e raccolta di dati sulla situazione sul terreno, ma anche per alcuni bombardamenti a supporto dell'esercito iracheno. La De Gaulle, che si trova nel Golfo Persico settentrionale da qualche giorno, dovrebbe restare nell'area tra quattro e otto settimane, con a bordo 12 cacciabombardieri Rafale, nove Super Etendard e quattro elicotteri. E' accompagnata da un 'gruppo aeronavale' che comprende una fregata di difesa antiaerea, la Chevalier Paul, una petroliera di rifornimento e una fregata britannica per la lotta anti-sottomarina e un sottomarino nucleare d'attacco.
Gb: ragazze fuggite, indottrinate da 70 estremisti su Twitter
Non è avvenuto all'interno di centri islamici o moschee radicali l'indottrinamento delle tre adolescenti britanniche partite quasi una settimana fa per unirsi ai jihadisti dell'Isis in Siria. Ma 'comodamente' dalle loro camere da letto, tramite 70 profili di estremisti su Twitter che diffondono l'ideologia dello Stato islamico e riescono a fare proseliti in tutto il mondo. E' quanto si legge sul Daily Mail, che critica il social network per non aver introdotto quei filtri che molti governi hanno richiesto per fermare l'arruolamento online. Le ragazze hanno molto probabilmente visto i video e le immagini della violenza jihadista pubblicate sui profili, a partire dai filmati delle decapitazioni. Una di loro, la 15enne Shamima Begum ha contattato proprio su Twitter Aqsa Mahmood, la 20enne che ha lasciato Glasgow per la Siria ed è considerata come la 'reclutatrice' delle ragazze desiderose di entrare fra le file dell'Isis. Dopo pochi giorni la giovane è partita con le due amiche alla volta della Turchia.
Agenti di Scotland Yard sono arrivati in Turchia per proseguire le ricerca delle tre adolescenti britanniche partite quasi una settimana fa per unirsi ai jihadisti dell'Isis in Siria. Shamima Begum, Amira Abase e Kadiza Sultana sono arrivate a Istanbul martedì scorso. Secondo fonti dell'intelligence turca, si troverebbero già in Turchia. "Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità turche", ha detto un portavoce di Scotland Yard.
Onu, molti abusi Isis crimini contro umanità, forse genocidio
"Molte delle violazioni e abusi perpetrati dall'Isis possono costituire crimini di guerra, crimini contro l'umanità e, forse, genocidio". Lo denuncia un rapporto delle Nazioni Unite sulla situazione in Iraq pubblicato oggi. Realizzato dalla Missione delle Nazioni Unite di assistenza all'Iraq (Unami)e dall'Ufficio dell'Alto Commissario Onu per i diritti umani, il rapporto documenta violazioni dei diritti umani diffuse e di natura sempre più settaria, nonché un deterioramento dello stato di diritto in buona parte del paese. Il documento, relativo al periodo tra l'11 settembre e il 10 dicembre 2014, riferisce di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani perpetrate dai miliziani dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isis), violazioni che includono "uccisioni di civili, rapimenti, stupri, schiavitù e tratta di donne e bambini, reclutamento forzato di bambini, distruzione di luoghi religiosi o di valore culturale, saccheggio e negazione delle libertà fondamentali". Le Nazioni Unite sottolineano inoltre il carattere sistematico e diffuso di tali violazioni. Secondo il rapporto, membri di diverse comunità etniche e religiose dell'Iraq - tra cui i cristiani, yazidi, sciiti, curdi - sono stati intenzionalmente presi di mira e sottoposti a gravi violazioni da parte dell'Isis e da gruppi armati affini in quella che sembra essere "una deliberata politica volta a distruggere, sopprimere o espellere queste comunità in modo permanente dalle aree sotto il loro controllo". Il rapporto, che descrive anche violazioni commesse dalle forze di sicurezza irachene e da gruppi armati a queste associati, indica che almeno 11.602 civili sono stati uccisi e 21.766 feriti dall'inizio di gennaio fino al 10 dicembre 2014.
Ong, oltre 1.600 uccisi in raid Coalizione in Siria
Sono 1.601 i morti accertati in Siria nei raid aerei della Coalizione a guida americana contro l'Isis, cominciati il 23 settembre. Lo riferisce l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), secondo il quale in questi cinque mesi 1.465 sono stati i morti tra le file dello Stato islamico e 73 tra i miliziani del Fronte al Nusra, branca siriana di Al Qaida. Ma l'ong afferma che vi sono state anche almeno 62 vittime civili, tra le quali 8 bambini, nelle province di Hasakah, Deyr az Zor, Raqqa, Aleppo e Idlib.
Pronti a partire per la Siria, Francia confisca passaporti per sei mesi
La Francia ha confiscato "per la prima volta" i passaporti di sei connazionali pronti a partire per la Siria: è quanto rivela France Tv Info. I sei francesi a cui oggi sono stati sequestrati passaporto e carta d'identità per scongiurare il rischio che andassero a combattere la jihad in Siria erano residenti "in provincia e nella regione di Parigi": è quanto rivela BFM-TV, precisando che secondo le nuove disposizioni antiterrorismo il sequestro vale "per sei mesi rinnovabili". I sei potenziali jihadisti hanno tutti un'età compresa tra i "23 e i 28 anni". Il sequestro dei documenti è stato confermato dal ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve. Mentre il premier, Manuel Valls, ha detto che ci saranno altre confische da parte delle forze dell'ordine, almeno una quarantina secondo Le Parisien.
Combattenti curdi in gabbia, che sfilano sui pick up per strada tra la gente nella provincia di Kirkuk. E' l'ultima follia della propaganda Isis, che ha diffuso un video in cui 21 prigionieri - tra i quali 16 Peshmerga curdi - sono fatti sfilare nelle vie affollate della provincia di Kirkuk ciascuno in una gabbia.
Le forze armate turche, intanto, hanno condotto un blitz la notte scorsa a 35 chilometri all'interno della Siria, per riportare in patria il feretro di Suleyman Shah, nonno del fondatore dell'impero ottomano, oltre ai 40 soldati turchi di guardia alla tomba che si trovava in un'area considerata una enclave turca, ma ora controllata dall'Isis.
Sono state compiute due incursioni in territorio siriano con circa 600 soldati. Alcuni quotidiani di Ankara avevano ipotizzato nei giorni scorsi che i 40 soldati di guardia al mausoleo fossero circondati dai miliziani Isis, una situazione che avrebbe impedito negli ultimi 10 mesi i rifornimenti. Il blitz si è svolto senza scontri con l'Isis, ha indicato il premier di Ankara Ahmet Davutoglu. Un soldato turco è morto nell'operazione, ma in un incidente, ha precisato l'esercito. Davutoglu ha detto che Ankara non ha chiesto l'assistenza degli alleati prima del blitz ma li ha informati all'inizio dell'operazione.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è congratulato domenica mattina con il governo e con le forze armate per il blitz condotto durante la notte nel Nord della Siria, che ha definito "un successo pieno". "Tutte le reliquie della tomba di Suleyman Shah" e "i nostri soldati" di stanza nell'enclave "sono stati riportati nel nostro Paese sani e salvi", ha affermato in una nota il capo dello stato. Erdogan ha confermato che durante il blitz "non ci sono stati scontri" ma che un soldato è morto "in un incidente".
Il governo siriano ha reagito al blitz definendolo "una flagrante aggressione" ed avvertendo che considererà Ankara responsabile delle conseguenze. In un comunicato letto domenica alla tv di stato, di cui riferisce il sito al al Arabiya, si precisa che il governo turco ha avvertito il consolato siriano a Istanbul dell'imminente blitz, ma non ha atteso di avere il consenso di Damasco.
Fox, per esperti video decapitazione copti è fabbricato - E' la conclusione a cui sono arrivati alcuni esperti interpellati da Fox News, secondo cui le immagini sarebbero state girate in uno studio con l'aggiunta in un secondo momento dello sfondo, che rappresenterebbe un tratto di costa della baia di Sirte, e non del porto vicino Tripoli dove il video sembrava girato. In particolare, a colpire gli esperti sarebbe la differenza tra le dimensioni di alcuni dei jihadisti vestiti di nero, a partire dallo speaker 'Jihad Joseph', che appaiono dei veri e propri 'giganti' accanto alle loro vittime, sia nelle riprese da vicino che in quelle da lontano. Un 'classico' - assicurano occhi esperti - di quando una persona viene ripresa in studio e dietro viene poi aggiunto uno sfondo con immagini esterne. Ancora, il rumore del mare sarebbe in realtà dato da una ben nota 'audio-traccia', mentre per gli esperti il ruscello di sangue che si vede alla fine del video sulla riva è palesemente non reale. "Un effetto simile al giorno d'oggi si può ottenere anche con le riprese fatte con uno smartphone, attraverso le app sui filtri fotografici", assicurano un paio di esperti di riprese cinematografiche. Infine, per alcuni specialisti di medicina legale, le impronte sulla spiaggia non possono essere attribuite né alle vittime né ai carnefici: ennesima prova che quella spiaggia non è stata il teatro della carneficina.
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