"Ha lottato per otto ore, sola e senza aiuti, e alla fine si è arresa". È la testimonianza della turista Silvana Renzi, raccolta da Repubblica, sulla morte della bimba di un mese ieri sull'isola greca di Agathonisi. "Purtroppo le cose non sono andate come racconta la Guardia costiera. La piccola ha vissuto otto ore di agonia nelle quali abbiamo tentato di coinvolgere tutti, ma nessuno ci ha dato ascolto", racconta la donna. "Ero da tre giorni in vacanza con mio marito sull'isola. A mezzanotte di venerdì ci siamo imbattuti in una famiglia di profughi, padre, madre e tre bambini. Sono comparsi all'improvviso sulla strada erano caduti in mare da una barca ed erano tutti zuppi. La più piccola già stava male, respirava a fatica, sembrava cianotica". "Abbiamo cercato subito di chiamare i soccorsi, ma con grandissima difficoltà. L'isola è piccola, non esiste un presidio sanitario, né tanto meno un ospedale, e il medico condotto è assente da un mese. Allora siamo andati dalla polizia locale. Era notte e c'erano tre agenti di guardia. Con l'aiuto di una coppia di turisti francesi e di un traduttore abbiamo spiegato tutti i particolari della vicenda, ma nonostante fosse evidente che la bambina stava veramente male hanno detto che non potevano fare nulla e ci hanno sbattuto la porta in faccia". "La bambina stava sempre peggio, faticava a respirare e la mamma la teneva stretta a sé per darle conforto. A quel punto ci siamo rivolti agli abitanti del luogo e con il loro aiuto siamo riusciti a contattare un'organizzazione umanitaria che ha avvisato le istituzioni delle isole vicine. Ci hanno assicurato che sarebbe arrivata una barca da Samo per portarla in salvo, ma il tempo passava e dal mare non arrivava nessuno". "Come ultimo tentativo abbiamo provato a contattare il sindaco. L'abbiamo chiamato più volte al telefono ma non ha mai risposto"
Leggi l'articolo completo su ANSA.it