L'Azerbaigian ha annunciato che rispetterà un cessate il fuoco unilaterale nel conflitto rieploso ieri contro i separatisti della regione del Nagorno Karabakh, appoggiati dall'Armenia. Lo riferisce la Bbc citando un portavoce del ministero della difesa che ha precisato che la decisione è stata presa dopo i numerosi appelli internazionale a far cessare la violenza.
Azeri e armeni sono tornati ieri a imbracciare le armi e a uccidersi nel Nagorno-Karabakh, la regione che Ierevan e Baku si contendono da decenni in un conflitto definito "congelato", che pero' torna periodicamente a infiammarsi e a far scorrere il sangue in questo angolo del Caucaso. Questa volta i combattimenti sono andati ben oltre le solite scaramucce mortali tra le due parti in lotta, e vi hanno perso la vita decine di persone. L'Armenia ha dichiarato di aver perduto sul campo di battaglia 18 militari e che altri 35 sono rimasti feriti. Mentre l'Azerbaigian ha ammesso che 12 dei suoi soldati sono stati uccisi negli scontri, ma anche di aver perso un elicottero e un carro armato. Stilare un bilancio delle vittime e' pero' alquanto difficile visto che Ierevan e Baku si fanno la guerra anche sul numero dei caduti: gli azeri dicono di aver ucciso oltre 100 militari nemici, mentre i separatisti spalleggiati dall'Armenia sostengono che le truppe azere hanno lasciato sul terreno oltre 200 dei propri uomini.
L'intensita' delle violenze e' stata tale da richiedere un intervento diplomatico della potenza che in questo conflitto riveste spesso il ruolo di mediatore e arbitro: la Russia, che vende armi sia all'Armenia sia all'Azerbaigian. Il leader del Cremlino, Vladimir Putin, ha chiesto "alle parti belligeranti di fermare immediatamente le ostilita'". E anche l'Osce ha espresso "seria preoccupazione" per il riaccendersi dei combattimenti: un problema di cui discuteranno la settimana prossima a Vienna i tre copresidenti russo, americano e francese del Gruppo di Minsk dell'Osce dedicato a questa instabile regione del Caucaso a maggioranza armena. Come sempre Armenia e Azerbaigian si rimbalzano le responsabilita' su chi abbia dato inizio alla carneficina. Secondo David Babayan, un portavoce dei separatisti di etnia armena che occupano il formalmente azero Nagorno-Karabakh, scontri cosi' duri non si registravano dal 1994, cioe' dalla fragile tregua siglata dopo sei anni di conflitto costati la vita a circa 30.000 persone, tra cui molti civili. Anche negli scontri di ieri si sono registrate vittime tra i civili, tra loro ci sarebbe anche un bambino di 12 anni: e' stato ucciso dai potenti e imprecisi missili Grad delle truppe azere, sostengono i separatisti accusando i nemici di aver aperto il fuoco "anche sulle aree abitate". Ma anche Baku punta a sua volta il dito contro gli armeni accusandoli di aver mietuto vittime tra i civili.
Aldo Ferrari, ricercatore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) di Milano, ritiene comunque improbabile che si arrivi "a una guerra vera e propria". "Mosca ha truppe in Armenia - ha spiegato l'esperto di Russia, Caucaso e Asia centrale in un'intervista telefonica all'ANSA - e non credo che l'Azerbaigian possa o voglia scatenare una guerra contro un paese alleato formalmente della Russia: avrebbe solo da perdere in un conflitto di questo genere"..