(di Rodolfo Calò)
Il burqa, il niqab e qualsiasi velo islamico che copra il volto delle donne va proibito e ai musulmani deve essere chiaro che in Germania la sharia non sarà mai la base del diritto. Inoltre un terzo dei profughi arrivati nel paese dovrà tornare indietro perché non sono veri perseguitati. Pur con formulazioni meno dirette, sono questi alcuni concetti espressi dalla cancelliera Angela Merkel al congresso di Essen che ha avallato la sua nona presidenza alla guida del partito cristiano-democratico tedesco (Cdu) e la quarta candidatura alle elezioni politiche dell'anno prossimo.
Nonostante questo suo andare incontro alla base inquieta per la pressione della destra populista dell'Afd sul tema delle migrazioni, la cancelliera è stata rieletta presidente della Cdu con l'89,5% dei voti dei quasi mille delegati: il secondo peggiore risultato dopo l'88,4% del 2004 e il più basso da quando è cancelliera (2005), sette punti sotto il suo record (97,9% del 2012) e anche inferiore al sostegno raccolto due anni fa (96,7%). Ma si temeva peggio e Merkel - eletta per la prima volta leader Cdu 16 anni anni fa proprio a Essen - può ora superare Konrad Adenauer come il leader più longevo politicamente del partito dopo Helmut Kohl.
Insomma un' "ancora di stabilità" come la cancelliera ha definito Berlino in questi tempi di dimissioni e sconfitte elettorali sulle due sponde dell'Atlantico. "Voglio servire la Germania", ha detto formalizzando la candidatura alla cancelleria da conquistare nelle elezioni politiche del settembre prossimo in cui, ha avvertito, battere i socialdemocratici della Spd sarà difficile ("non saranno rose e fiori"). I delegati, alla fine del discorso di investitura, gli hanno tributato 11 minuti di applausi. Durante l'intervento, l'applauso più lungo è stato quando la cancelliera ha detto che "l'occultamento totale" del viso delle donne "da noi non è opportuno, dovrebbe essere vietato dovunque possibile giuridicamente. Non ci appartiene". A scaldare gli animi era stata una premessa: "dignità umana, pari diritti per uomini e donne, libertà di religione, libertà di opinione" sono "la base della nostra convivenza" e "il nostro diritto ha la preminenza" su "regole di stirpe e di famiglia, e sulla sharia. Questo deve essere detto molto chiaramente".
Pur senza accontentare l'ala destra bavarese che reclama un "tetto" di 200 mila da porre al numero di profughi accoglibili ogni anno in Germania, Merkel ha prospettato rimpatri nell'ordine di centinaia di migliaia di persone. "Non tutti" i quasi 900 mila profughi entrati l'anno scorso soprattutto grazie all'apertura straordinaria delle frontiere con cui fu risolta la crisi umanitaria nei Balcani "possono rimanere e rimarranno". "In circa il 35% dei casi" si tratta di persone che "non hanno alcun diritto di rimanere" e quindi dovranno "lasciare il nostro paese": "Solo così avremo la forza per aiutare gli altri", ha detto ancora con la voce coperta dagli applausi. La situazione della "tarda estate 2015", insomma pur ben gestita, "non può e non deve ripetersi".
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