Una rabbia che sedimenta ed esplode, con una cadenza più o meno decennale: questo, nella storia recente, il ritmo delle 'rivolte' della banlieue francese, quella parigina in particolare. Proteste che prendono spunto da emarginazione, conflitti sociali, incidenti con la polizia, ma che finiscono spesso in guerriglia, auto bruciate, scontri a fuoco e barricate.
Dieci anni dopo, nell'ottobre 2005, due ragazzini che rientravano a casa nella banlieue parigina dopo una partita di calcio muoiono folgorati in una cabina dell'elettricità dove si nascondevano dalla polizia. Cominciano settimane di proteste e disordini, ogni notte auto bruciate e danneggiamenti, le banlieue e il modello di integrazione francese tornano nel cuore del dibattito politico. Alla fine, le cifre parlano di 300 edifici e quasi 9.000 auto incendiate, 130 feriti fra poliziotti e manifestanti. Nuova fiammata, due anni dopo, nel 2007, in occasione dell'elezione di Nicolas Sarkozy alla presidenza della Repubblica. Da ministro dell'Interno, in una visita in banlieue, aveva detto di voler "ripulire" quei quartieri con il "karcher", dal nome della marca dei pulitori a vapore.
Le banlieue, un incendio che divampa ogni 10 anni
1995 come nel film 'L'odio'. Nel 2005 rabbia per morte ragazzi