Parte il ricorso dell'Italia sulla sede dell'Ema. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha reso noto di aver chiamato Gentiloni dopo l'allarme lanciato dal direttore dell'agenzia europea del farmaco, Guido Rasi, sulla sede proposta da Amsterdam, in merito alla possibilità dell'Italia di tornare a chiedere la sede di Ema a Milano.
"Ho chiamato Gentiloni - ha detto Sala - e gli ho detto: è il momento di essere aggressivi, facciamolo, proviamoci, fino in fondo, e da quello che mi ha detto, e senz’altro sarà così, oggi parte il ricorso".
"Non penso ci vorranno tempi molto lunghi - ha proseguito il sindaco di Milano -. Siamo sinceri, le possibilità" di una riassegnazione della sede a Milano non sono altissime, ma dobbiamo provarci". Secondo Sala, se dovessero riassegnare Ema a Milano "lo dovrebbero fare in tempi brevi perché noi dobbiamo preparare il Pirellone. È una questione tecnica. Ma è anche una questione politica, chiamo la politica italiana al massimo impegno per Milano e per il nostro Paese". "Gentiloni - ha concluso il sindaco - ha capito la situazione che rischia di diventare ridicola. Prima c'è questo sorteggio, poi gli olandesi che non sono pronti. Non è una bella pagina nemmeno per l'Europa".
Il sospetto che Amsterdam non fosse pronta ad ospitare l'agenzia europea del farmaco Ema, dopo averla strappata a Milano per un soffio, è dunque una certezza: l'edificio ancora non c'è, e il trasferimento di tutto il personale e le attività da Londra è destinato a subire ritardi e costi supplementari. L'allarme arriva direttamente dal direttore esecutivo dell'Ema, Guido Rasi, e riapre la polemica: il governo italiano si dice pronto al ricorso, e la presidente della Camera Laura Boldrini, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e il sindaco Beppe Sala tornano alla carica riproponendo Milano.
MILANO SCONFITTA AL SORTEGGIO BEFFA AL BALLOTTAGIO CON AMSTERDAM
Alla luce di quanto sta emergendo sull'assegnazione ad Amsterdam della sede Ema, fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che il governo intraprenderà ogni opportuna iniziativa presso la commissione europea e le istituzioni comunitarie competenti affinchè, anche a seguito di quanto dichiarato dal direttore dell'Agenzia, venga valutata la possibile riconsiderazione della decisione che vide Milano battuta al sorteggio finale. In una conferenza stampa assieme alle autorità olandesi, Rasi ha infatti portato allo scoperto la situazione: il nuovo palazzo dell'Ema non è ancora pronto, e la soluzione transitoria proposta dagli olandesi "non è ottimale", perché "dimezza" lo spazio della sede di Londra. Il che aggiunge "strati di complessità" al trasferimento e allungherà i tempi per tornare a funzionare regolarmente.
L'Ema dovrà essere operativa ad Amsterdam dal primo giorno della Brexit, cioè il 30 marzo 2019, ma "il palazzo finale non sarà pronto per allora e quindi dovremo andare in una sede temporanea nella città", spiega Rasi. "Questo doppio trasferimento ci costringerà a investire più risorse, e prolungherà il 'piano di continuità', ovvero impiegheremo di più per tornare alle operazioni normali", ha aggiunto. Nelle ultime settimane Rasi ha discusso con le autorità olandesi del palazzo temporaneo, bocciando le proposte iniziali.
Gli olandesi hanno quindi dovuto cercare un'altra soluzione, che però "non è quella ottimale". Perché "abbiamo solo metà dello spazio rispetto ai locali di Londra". Ma siccome il tempo stringe, "anche se questi edifici non sono ideali, sono la migliore opzione in base alle attuali costrizioni temporali". "Milano era pronta e operativa, sarebbe stato meglio decidere su elementi tecnici senza affidarsi alla sorte. Dobbiamo porre la questione in Commissione Europea", ha scritto in un tweet la Lorenzin. Anche Maroni si fa sentire: "Ma come, Amsterdam non è pronta? Ci hanno presi in giro? sulla salute dei cittadini non si può scherzare. Cara commissione Ue, riporta Ema a Milano, subito: il Pirellone è pronto e disponibile". E il sindaco Sala ha annunciato di essere in contatto con il Presidente Gentiloni "per valutare tutte le possibili iniziative". Lo spazio di manovra è molto stretto, ma una possibilità, almeno sul piano della discussione politica, potrebbe venire dal Parlamento Ue. "Se non fosse d'accordo con il Consiglio" sulla sede - ha detto il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi - "allora si aprirebbe una discussione fra le due istituzioni"
Leggi l'articolo completo su ANSA.it