Sulla guerra in Ucraina piomba un nuovo caso di brutalità. Questa volta sono i russi a chiamare in causa gli ucraini, accusandoli di aver giustiziato a freddo dieci soldati che si erano arresi. Mosca, come prova, ha mostrato alcuni video che hanno fatto il giro dei social, e l'Onu ha fatto sapere che li sta esaminando. Da Kiev non è arrivato nessun commento ufficiale, ma quanto accaduto getta un'ulteriore ombra sulle già deboli prospettive di una tregua per intavolare una trattativa. In questo quadro, i Paesi che condividono i confini con la Russia tentano di proteggersi. E' il caso della Finlandia, che appena pochi giorni dopo i missili caduti in Polonia ha rivelato il suo piano per alzare un muro di 200 chilometri al confine. I primi nove mesi di conflitto sono stati macchiati da innumerevoli denunce di abusi e di crimini di guerra, a partire dalle esecuzioni di civili di cui si sono resi responsabili i russi a Bucha. Nei giorni scorsi, inoltre, l'Onu ha pubblicato un rapporto secondo cui i prigionieri di entrambe le parti sono stati sottoposti a torture e maltrattamenti. La nuova denuncia è arrivata dal ministero della Difesa di Mosca, che ha parlato di un "omicidio deliberato e metodico di oltre dieci soldati russi fatti prigionieri con un colpo alla testa". In uno dei video circolati sui social in lingua russa si vedono alcuni militari che si arrendono alle truppe con la bandiera ucraina nella mimetica e si sdraiano a terra nel cortile di una casa bombardata. Le immagini si interrompono bruscamente quando si sentono degli spari. Un altro video, ripreso dall'alto, mostra i corpi apparentemente senza vita, con macchie di sangue. L'episodio sarebbe avvenuto a Makiivka, un villaggio nella regione orientale di Lugansk riconquistato nei giorni scorsi dall'esercito ucraino. Mosca ha chiesto "un'indagine internazionale" avvertendo che "Zelensky e i suoi complici saranno ritenuti responsabili" e accusando gli occidentali di chiudere un occhio sugli abusi commessi dagli ucraini. L'Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) ha fatto sapere che sta esaminando i video, chiarendo che "le accuse di esecuzioni sommarie dovrebbero essere prontamente, pienamente ed efficacemente indagate, e tutti gli autori ritenuti responsabili". Gli occidentali, e soprattutto gli Stati Uniti, in questa fase premono su Kiev perché inizi a considerare una trattativa con Mosca, rinunciando ai piani di riconquistare la Crimea. Ma la risposta, fino a questo momento, resta ambigua, e tiene aperto solo uno spiraglio per non irritare i principali alleati. "La guerra può finire prima della liberazione di tutti i territori", ha fatto sapere il consigliere presidenziale Mikhailo Podolyak, suggerendo tra le righe che gli ucraini potrebbero accontentarsi di strappare al nemico qualche altra "grande città" del Donbass, ad esempio Lugansk. Quella del consigliere di Zelensky è apparsa come posizione più sfumata rispetto ai proclami di liberazione della Crimea, che probabilmente tiene conto di una popolazione ucraina ormai allo stremo. Con l'inverno alle porte e quasi la metà della rete energetica fuori uso a causa dei raid russi. I tentativi di mediazione diretta, in questa fase, restano affidati a Recep Tayyp Erdogan, che nelle ultime ore ha parlato al telefono sia con Vladimir Putin che con Volodymyr Zelensky. Il presidente turco ha ringraziato il leader russo per il suo "atteggiamento costruttivo" riguardo al prolungamento dell'accordo per l'esportazione di grano dai porti ucraini ed ha rinnovato il suo appello a rilanciare i negoziati Mosca-Kiev. Ma il fronte dei falchi in Russia sembra scommettere su altro. Secondo Dmitry Medvedev, gli Stati Uniti "sospenderanno il sostegno senza riserve al regime nazionalista dell'Ucraina" ora che i repubblicani sono usciti rafforzati dalle elezioni di midterm. In attesa di una tregua, i Paesi europei più esposti direttamente per motivi geografici alla minaccia russa, adottano le loro contromisure. La Finlandia ha presentato il piano per blindare il confine, che prevede una recinzione di 200 chilometri sui 1.300 chilometri totali della sua frontiera: una recinzione di oltre tre metri con filo spinato, telecamere per la visione notturna, luci e altoparlanti. La Polonia invece ha negato alla delegazione di Mosca guidata da Lavrov l'ingresso sul suo territorio per partecipare al summit dell'Osce. Pochi giorni dopo che due missili sono caduti sul suo territorio, al culmine di un'ennesima battaglia campale sui cieli dell'Ucraina
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