Ieri la guerra contro Hitler, oggi la lotta contro "i neonazisti in Ucraina". Due imprese che vedono sempre protagonisti i soldati di Mosca. Vladimir Putin sceglie il Giorno della Memoria per ribadire le basi ideologiche dell'intervento armato contro Kiev, nel segno di una continuità con la grandezza e le glorie del passato ormai diventata la cifra distintiva della sua lettura della Storia. Anche il ricordo dell'Olocausto dunque diventa terreno di scontro. "Dimenticare le lezioni della Storia porta al ripetersi di terribili tragedie", ha affermato il presidente russo, accusando i dirigenti ucraini di "crimini contro i civili" e "pulizia etnica". Da Kiev ha risposto Volodymyr Zelensky - di famiglia ebraica - dicendo che "oggi, come sempre, l'Ucraina onora la memoria di milioni di vittime dell'Olocausto" e avvertendo che "l'indifferenza uccide come l'odio". Per la prima volta la Russia non è stata invitata alla cerimonia di Auschwitz, vicino alla cittadina polacca di Oswiecim, per commemorare la liberazione del campo di sterminio nazista da parte delle truppe di Mosca nel 1945. Una decisione condannata dal rabbino capo della Russia Berel Lazar, che ha parlato di "un'umiliazione". Ma difesa dal premier polacco Mateusz Morawiecki, che ha accusato Putin di "costruire nuovi campi". Mentre il commissario alla Giustizia della Ue, Didier Reynders, ha sostenuto che "in Ucraina stiamo avendo a che fare con il più alto numero di crimini di guerra nella Storia". Dai ricordi del passato riemerge anche l'eterna paura russa dell'accerchiamento. O meglio, di un Occidente che vuole distruggere la Russia usando l'Ucraina come uno strumento. Se il presidente americano Joe Biden volesse porre fine al conflitto potrebbe farlo "molto rapidamente" perché ha "la chiave" del governo di Kiev, ma invece sceglie di continuare lo scontro pompando nuove armi in Ucraina, ha accusato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Su questo Mosca ammette di essere in linea con le ultime esternazioni di Donald Trump, che ha criticato l'invio di carri armati americani e tedeschi a Kiev. "Prima arrivano i tank, poi le testate nucleari", ha ammonito l'ex capo della Casa Bianca. "Si può concordare con queste parole, nel senso che c'è un'escalation delle tensioni", ha chiosato Peskov. Non solo: Trump ha detto anche che se fosse presidente sarebbe in grado di mettere fine al conflitto "in 24 ore". Quel potere che la Russia attribuisce appunto a Biden, accusandolo di non volerlo usare. Nella vicenda è intervenuta anche la Corea del Nord, accusata da Washington di fornire armi a Mosca. Kim Yo-jong, la potente sorella del leader Kim Jong-un, ha sostenuto che con la consegna dei carri armati gli Usa hanno "oltrepassato la linea rossa". In questo scenario, Putin si starebbe preparando a una nuova vasta offensiva tra febbraio e marzo, secondo funzionari e consulenti citati dall'agenzia Bloomberg. Lo scopo sarebbe quello di costringere Kiev e i suoi alleati ad accettare una tregua che lasci a Mosca il controllo dei territori occupati. E questo prima che sul terreno vengano schierati i Leopard tedeschi e gli Abrams americani. Ma nell'attesa non si fermano i combattimenti nel Donbass, dove le truppe russe, dopo avere conquistato Soledar, stanno cercando di completare l'assedio di Bahmut e di Ugledar. Fonti ucraine affermano che due persone sono morte e altre cinque sono rimaste ferite in un bombardamento russo su Chasov Yar, nella stessa regione di Donetsk. L'Ucraina, intanto, conta ancora i danni della pioggia di missili russi abbattutisi ieri su molte città. Gli osservatori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) hanno riferito di potenti esplosioni anche vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dai russi, secondo il direttore generale dell'agenzia dell'Onu, Rafael Grossi. Renat Karchaa, consigliere dell'agenzia russa che gestisce le centrali nucleari del Paese - la Rosenergoatom - ha smentito parlando di una 'fake news' per distrarre l'attenzione dalle accuse dei servizi segreti russi agli ucraini di nascondere armamenti nelle centrali sotto il loro controllo.
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