Diversi colpi di arma da fuoco si sono uditi a Stepanakert, la capitale dei separatisti armeni del Nagorno Karabakh, proprio mentre sono in corso nella città azera di Yevlakh i negoziati tra gli armeni e rappresentanti delle autorità dell'Azerbaigian. Secondo un corrispondente dell'Afp sul posto, degli spari, la cui origine non è stata immediatamente nota, sono stati uditi a Stepanakert intorno alle 12:15 ora locale.
Dopo l'episodio, i separatisti armeni hanno accusato l'esercito azero di aver violato il cessate il fuoco in vigore da ieri, ma Baku respinge le accuse. "Le forze armate azere hanno utilizzato varie armi provenienti dai dintorni di Stepanakert, violando l'accordo di cessate il fuoco", hanno detto i separatisti su X. Un'accusa respinta come "disinformazione e completamente falsa" dal ministro della Difesa azero.
In una telefonata con il presidente russo Vladimir Putin, il presidente azero Ilham Aliyev ha ammesso la responsabilità delle sue truppe nell'uccisione ieri di alcuni peacekeeper russi. Lo riferisce il Cremlino, citato dall'agenzia Ria Novosti. Putin ha chiesto che Baku garantisca "i diritti e la sicurezza degli armeni del Nagorno-Karabakh" e i due presidenti hanno sottolineato l'importanza di attuare gli accordi raggiunti sulla cessazione delle ostilità.
Il presidente turco Erdogan, in una telefonata con Aliyev, ha sottolineato che la Turchia "sostiene sinceramente" l'Azerbaigian dopo l'operazione militare di Baku contro i separatisti armeni nella regione disputata del Nagorno-Karabakh. Durante il colloquio, i due presidenti hanno anche discusso di questioni regionali che riguardano entrambi i Paesi, riferisce la presidenza della Repubblica di Ankara.
L'Armenia ha avvertito le Nazioni Unite che l'Azerbaigian sta attuando una "pulizia etnica" e sta commettendo un "crimine contro l'umanità" nel momento in cui ha ripreso il controllo della regione separatista. Parlando davanti al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, l'ambasciatore armeno Andranik Hovhannisyan ha ricordato che il suo Paese aveva precedentemente messo in guardia da una "pulizia etnica incombente" nel Nagorno-Karaback, sottolineando che "ora è in corso". "Questa non è una semplice situazione di conflitto, è un crimine contro l'umanità e dovrebbe essere trattato come tale".
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