Europa

L'Irlanda dice no a una Costituzione meno sessista

Bocciato il referendum contro i doveri delle donne nella casa

Redazione Ansa

Battuta d'arresto sul fronte dei diritti civili per la cattolicissima Irlanda che ha detto no al doppio referendum sulla modifica della Costituzione in senso meno sessista convocato l'8 marzo, nella Giornata internazionale dei diritti delle donne. L'area più tradizionale dell'elettorato ha fermato la trasformazione laica e liberal di un Paese che aveva votato a valanga a favore dell'aborto nel referendum del 2018 bocciando i due quesiti sottoposti al voto popolare.

Il primo proponeva di allargare il concetto di "famiglia fondata sul matrimonio" inserito nella Costituzione del 1937 a ogni forma di "relazione duratura" e di "convivenza fra coppie o con i figli"; il secondo puntava a eliminare l'articolo che fissa come un dovere "la cura domestica" da parte della donna e quindi sostituire il riferimento ai "doveri della madre in casa" con una formulazione che allargasse il concetto di assistenza a tutti i membri della famiglia.

Il governo accetterà il risultato, ha detto il premier Leo Varadkar, che è il primo capo di governo gay a Dublino e figlio di padre immigrato. "Era nostra responsabilità convincere la maggioranza delle persone a votare 'sì' e chiaramente non siamo riusciti a farlo", ha ammesso.

Video L'Irlanda boccia il referendum per una Costituzione 'meno sessista'

 

La sconfitta non mette in discussione la stabilità del governo di centro destra composta da Fine Gael, Fianna Fáil e Verdi, ma sono in molti a sottolineare il fatto che la formulazione dei quesiti referendari era vaga e poco incisiva, tanto che perfino alcuni gruppi femministi e progressisti si erano dichiarati contrari esattamente per questo motivo. La stessa valutazione era venuta dall'opposizione. I nazionalisti di sinistra radicale dello Sinn Fein, divenuti partito di maggioranza relativa alle ultime elezioni, ma tenuti fuori dal potere, alla vigilia del voto avevano confermato per bocca della loro leader, Mary Lou McDonald, di aderire al doppio sì, liquidando tuttavia i due referendum alla stregua di "piccoli passi in avanti". Secondo la leader laburista, Ivana Bacik, il governo ha ignorato la formulazione alternativa proposta dalla commissione legislativa per l'uguaglianza di genere e ha quindi condotto una campagna poco brillante.

Hanno fatto maggiore presa sull'elettorato le voci degli ultraconservatori secondo i quali le modifiche costituzionali avrebbero favorito le relazioni poligame e aumentato l'immigrazione attraverso i ricongiungimenti familiari. Sulle barricate, alla vigilia del voto, anche le organizzazioni per la tutela delle persone con handicap che avevano denunciato il rischio che la cancellazione dell'articolo sulla "cura domestica" si sarebbe tradotto di fatto nella liquidazione dei disabili come un peso da scaricare privatamente sulle famiglie e in un'abdicazione dello Stato a parte dei compiti di "assistenza pubblica".

Per ora, ma solo per ora, comunque, la questione della modifica della Costituzione è archiviata. Eamon Ryan, leader dei Verdi e ministro dei Trasporti, ha affermato che non ci sarà alcun tentativo di indire un altro referendum prima delle prossime elezioni. "Il prossimo governo dovrà tornare su questo argomento e valutare gli argomenti che hanno meritato un voto negativo in entrambi i casi". 

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