Europa

Morto in un carcere russo il pianista attivista contro la guerra

Pavel Kushnir sarebbe deceduto in seguito a uno sciopero di fame e sete

Kushnir

Redazione Ansa

"La vita è quello che non esisterà mai sotto il fascismo: libertà, creazione, sincerità, verità, bellezza e volto umano". E' solo una delle frasi costate prima la libertà e poi la stessa vita a Pavel Kushnir, pianista e attivista russo morto in un carcere a Birobizhan, nell'estremo oriente del Paese. Il musicista era stato arrestato solo pochi mesi fa per aver messo dei video su YouTube in cui denunciava la guerra in Ucraina, "il regime fascista" di Putin e il massacro dei civili nella città di Bucha, chiedendo la "libertà per i prigionieri politici".
La morte, a soli 39 anni, è stata confermata da sua madre, Irina Levina, informata dalle autorità secondo cui il figlio sarebbe deceduto per uno sciopero della fame e della sete iniziato dopo l'arresto, avvenuto lo scorso maggio. "Sono stata informata da un investigatore del servizio di sicurezza Fsb a Birobizhan. Era il 28 luglio. E' morto per lo sciopero della fame", ha affermato la donna.
Il fermo del musicista con l'accusa di avere incitato ad attività terroristiche era stato reso noto da un canale Telegram considerato vicino alle forze di sicurezza, mentre la notizia della morte non è stata confermata ufficialmente.
Olga Romanova, fondatrice di un'organizzazione che difende i prigionieri in Russia, ha confermato che il pianista stava portando avanti uno sciopero della fame e della sete e che "il suo corpo non avrebbe potuto resistere" a lungo.
I sostenitori di Alexei Navalny, anche lui morto in carcere, hanno postato su X l'appello per una raccolta fondi per il rientro dei resti di Kushnir nella sua città natale, Tambov, a 400 chilometri a sud-est di Mosca.
Il pianista si era diplomato al conservatorio Chaikovsky della capitale e per sette anni aveva suonato nella Filarmonica della regione di Kursk. Per tre anni aveva fatto parte della Filarmonica di Kurgan e dal 2023 suonava in quella regionale di Birobizhan. Nel 2014 aveva scritto un romanzo e si stava anche dedicando a traduzioni di letteratura contemporanea.
In un'intervista rilasciata ai media russi a gennaio dell'anno scorso, Kushnir aveva detto che "l'arte è molto strettamente legata ai valori che ho scelto per me e a cui spero di dedicare la mia vita". Una vita breve, finita per le sue aperte critiche al disegno politico del Cremlino. 
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it