Europa

Cinque donne accusano di stupro Mohamed Al Fayed

Sono ex dipendenti di Harrods, quando era del defunto miliardario

Redazione Ansa

Pesanti sospetti postumi di stupro e molestie sessuali si addensano sulla memoria del magnate egiziano Mohamed Al Fayed, già proprietario degli storici magazzini Harrods a Londra, nonché padre di Dodi, morto con la principessa Diana nel 1997 a Parigi nell'incidente automobilistico al Tunnel dell'Alma.


Le denunce arrivano da almeno 20 ex dipendenti dello stesso staff dell'esclusivo centro commerciale, donne giovani e giovanissime, di cui cinque hanno raccontato perfino casi di stupro, e sono contenute in un'inchiesta giornalistica pubblicata della Bbc a un anno dalla scomparsa a 94 anni del miliardario. Le rivelazioni sono al centro di un documentario e podcast dell'emittente pubblica dal titolo 'Al-Fayed: Predator at Harrods', da cui emerge anche una prolungata azione di insabbiamento condotta dai vertici dei magazzini di lusso - dal 2010 di proprietà del fondo sovrano del Qatar - su ordine del businessman protagonista negli ultimi decenni di vita anche di una campagna d'accuse contro la famiglia reale britannica su ipotesi di trame e complotti dietro la fine tragica di suo figlio e di Lady D, all'epoca moglie neo-divorziata dell'attuale re Carlo III, nonché madre dei principi William e Harry.


"Mohamed Al Fayed era un mostro, un predatore sessuale senza alcun principio morale", ha dichiarato in una delle interviste raccolte dalla Bbc una delle ex dipendenti, dicendo di essere stata stuprata a Londra quando ancora era una teenager. "Una persona spregevole", lo ha invece definito Sophia (nome di fantasia usato per proteggerne l'identità), che era stata segretaria di Al Fayed dal 1988 al 1991 e ha riferito di diversi tentativi di stupro subiti. Le donne coinvolte nella vicenda hanno raccontato di violenze e molestie sistematiche avvenute fra le tante proprietà del miliardario (a partire dagli appartamenti di lusso) e gli ambienti vip da lui frequentati, nella capitale britannica, a Parigi, Saint Tropez e Abu Dhabi, accusandolo di averle usate come "giocattoli" per il suo piacere in un clima fatto anche di minacce e di allusioni a telecamere piazzate per spiarle.
Al Fayed era già stato accusato per fatti simili dalla polizia inglese, che aveva aperto un'indagine nei suoi confronti per stupro nel 2015 ma non era mai stato formalmente incriminato. Se la via penale è preclusa dopo la scomparsa del magnate, quattordici delle donne ascoltate dall'emittente hanno recentemente intentato una causa civile contro Harrods per danni e altre si preparano a farlo. L'attuale dirigenza dei magazzini ha dichiarato di essere "sconcertata" per quanto emerso e si è scusata, anche se appare molto probabile a fronte della vastità dello scandalo che vi saranno forme di indennizzi alle vittime.


Tutto questo inoltre non può che alimentare una 'damnatio memoriae' sul conto di Al Fayed, che da venditore di bibite e poi macchine da cucire nella natia Alessandria d'Egitto era riuscito a costruire una fortuna nel Regno Unito, entrando a far parte degli ambienti più influenti ma senza mai riuscire a ottenere il tanto desiderato passaporto britannico e restando sempre un outsider, definito dai maligni il "falso faraone".
Criticato più volte anche per i legami opachi con la politica e il mondo del business, il suo impero economico all'apice del successo aveva visto fra i gioielli i magazzini Harrods (acquistati nel 1985) e il Fulham Football Club a Londra, e l'hotel Ritz Carlton di Parigi. Era stato portato agli onori della cronaca per il flirt tra il suo rampollo Dodi e la principessa Diana, poi conclusosi tragicamente nell'incidente di Parigi e in quella morte mai accettata che aveva spinto il miliardario a cavalcare i sospetti di un qualche complotto ordito dalla "famiglia Dracula", come lui aveva bollato i Windsor. 

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