La fuga era cominciata già due anni fa, quando Twitter passò nelle mani di Elon Musk per 44 miliardi di dollari, cambiando la sua policy e poi lo scorso anno anche il nome in X. Adesso, però, con il ruolo assunto dal Ceo di SpaceX e Tesla al fianco di Donald Trump, che lo ha appena nominato alla guida del nuovo Dipartimento per l'efficienza governativa, la protesta di media, istituzioni e personaggi noti contro la piattaforma e i contenuti che vengono veicolati con la benedizione dell'imprenditore sudafricano è tornata a farsi sentire.
A far rumore è soprattutto la scelta del Guardian di uscire dal social network, a causa del diffondersi di "contenuti allarmanti", ma non è certo la prima realtà editoriale a fare questa scelta sia in Europa che dall'altra parte dell'Oceano.
Anche diverse istituzioni culturali hanno preso questa decisione, come il Festival di Berlino che ha annunciato l'addio pochi giorni fa, a dimostrazione del fermento che c'è sull'argomento nel mondo della cultura e dello spettacolo. Negli Usa i fan di Taylor Swift, in aperta polemica con Trump durante tutta la campagna elettorale, hanno traslocato in massa sulla piattaforma Bluesky. Come loro diverse star hanno disattivato il loro account, ultima la premio Oscar Jamie Lee Curtis.
Ora anche in Italia, in particolare dopo le parole di Musk sui giudici del Tribunale di Roma che hanno sospeso la convalida del trattenimento per sette migranti portati in Albania che hanno provocato la reazione del presidente Sergio Mattarella, sono diversi i personaggi dello spettacolo che hanno deciso di dire basta. A dare il là Piero Pelù che mostrato senza mezzi termini il dito medio per protesta contro "le pericolosissime dichiarazioni neo totalitarie e neo imperialiste esternate da Musk". A seguirlo, tra gli altri, Elio e Le Storie Tese, secondo cui la piattaforma è diventata "una cloaca", Vinicio Marchioni e Nicola Piovani che annuncia semplicemente: "è arrivato il momento di uscire".
La fuga coinvolge anche esponenti politici, come il giornalista e parlamentare europeo del Pd Sandro Ruotolo: "Le ultime prese di posizione del signor Musk contro i magistrati italiani, il suo rapporto stretto con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il suo ruolo politico nell'amministrazione Trump, mi impediscono di continuare ad essere presente su X". Lasciano il presidente Fnsi Vittorio di Trapani, l'autore e conduttore Riccardo Bonacina, tra gli altri.
Ma c'è anche chi, come l'economista Leonardo Becchetti, invita a restare "per dialogare e condividere le nostre idee di progresso sociale". E anche l'account di Poesia ricorda che "la letteratura e la cultura dureranno nel tempo" e che "abbiamo il dovere di tramandare alle future generazioni".
Oltremanica è stata netta la presa di posizione del Guardian. "Volevamo far sapere ai lettori che non pubblicheremo più su nessun account editoriale ufficiale del Guardian sul sito di social media X - ha spiegato il quotidiano progressista che conta più di 80 profili su X con circa 27 milioni di follower -. La campagna elettorale presidenziale americana è servita solo a sottolineare ciò che consideravamo da molto tempo: che X è una piattaforma mediatica tossica e che il suo proprietario, Elon Musk, è stato in grado di usare la sua influenza per modellare il discorso politico".
La protesta del quotidiano britannico segue quella di diversi giornali francesi, tra cui Le Figaro, Le Monde, Le Parisien e Les Echos, che hanno denunciato X. Secondo gli editori di queste testate, il social di Musk sfrutta i loro contenuti senza alcuna retribuzione, violando così le norme sui "diritti connessi" dell'Unione europea che consentono a giornali, riviste o agenzie di stampa di essere pagate quando i loro contenuti vengono riutilizzati dai giganti digitali.
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