Per gli Usa le colonie israeliane nei territori occupati in Cisgiordania non sono più contrarie al diritto internazionale: l'amministrazione di Donald Trump cancella con un colpo di spugna l'Hansell memorandum, un parere legale del dipartimento di stato su cui dal 1978 si era basata la politica americana sugli insediamenti israeliani nei territori conquistati nella guerra del 1967. La mossa è una vittoria per il premier Benjamin Netanyahu, che fatica a restare al potere dopo le due elezioni inconcludenti di quest'anno.
La mossa del tycoon sembra un altro salvagente per l'amico Netanyahu, dopo la recente sentenza della corte di giustizia europea sull'obbligo di etichetta per i prodotti delle colonie israeliane. La dichiarazione Usa, secondo l'ufficio del primo ministro israeliano, riflette "una verità storica: che il popolo ebraico non è colonialista straniero in Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr). Infatti noi ci chiamiamo ebrei perchè siamo il popolo della Giudea". Israele "resta pronto e desideroso di condurre negoziati di pace con i palestinesi su qualsiasi stato finale in uno sforzo di raggiungere una pace durevole, ma continuerà a respingere ogni argomento che riguarda l'illegalità degli insediamenti". Di segno opposto le reazione del segretario generale dell' Olp Saeb Ereka: "la comunità internazionale deve prendere tutte le misure necessarie per rispondere a fare da deterrente a questo comportamento irresponsabile degli Usa che rappresenta una minaccia alla sicurezza globale e alla pace". Una decisione "nulla, inaccettabile e da condannare", ha aggiunto il portavoce del presidente palestinese Abu Mazen, Nabil Abu Rudeina.