Sono state almeno 304 le vittime della dura repressione in Iran delle violente proteste scoppiate il mese scorso contro il caro benzina. Lo indica un nuovo bilancio fornito da Amnesty International, che finora aveva parlato di 208 morti accertati.
Amnesty fa riferimento al periodo tra il 15 e il 18 novembre, in cui si è registrato il picco delle manifestazioni. Tra le vittime indica anche almeno due adolescenti di 15 e 17 anni. Migliaia sono stati inoltre i feriti, sempre secondo l'ong. Le autorità della Repubblica islamica avevano in precedenza respinto le cifre fornite dall'estero come "menzogne assolute" diffuse da parte di "gruppi ostili", senza fornire però bilanci aggiornati delle proteste. L'ong parla inoltre di "strazianti testimonianze" di come Teheran abbia avviato "un giro di vite di massa" per nascondere l'entità della "spietata repressione" dopo aver "massacrato" i dimostranti. A questo scopo, aggiunge, sono state arrestate migliaia di persone, tra cui "giornalisti, attivisti per i diritti umani e studenti". Amnesty chiede quindi all'Iran di "rilasciare urgentemente e incondizionatamente tutti quelli che sono stati detenuti arbitrariamente".