Le autorità libanesi difendono la scelta di rimpatriare, a partire da domani, le prime migliaia di profughi siriani nell'ambito di un piano di trasferimento in Siria di 15mila civili, da anni rifugiatisi in Libano a causa del perdurante conflitto armato siriano.
Il generale libanese Abbas Ibrahim, a capo della Sicurezza generale, principale agenzia di intelligence libanese, ha tenuto oggi una conferenza stampa a Beirut con la quale ha illustrato i principi dell'operazione di rimpatrio.
"Rimpatriare i profughi siriani è per noi una questione nazionale", ha detto Ibrahim, da più parti indicato come vicino agli Hezbollah filo-iraniani e che vanta ottimi rapporti sia con l'amministrazione americana sia con il governo siriano, incarnato dal contestato presidente Bashar al Assad e sostenuto da Iran e Russia.
"Non parteciperemo a nessuna strage", ha aggiunto Ibrahim riferendosi ai ripetuti massacri di civili registratisi nella guerra siriana, scoppiata nel 2011 e ancora in corso. "Ma riportare i siriani nella loro terra è un dovere nazionale che dobbiamo assolvere", ha aggiunto il generale, incaricato dal governo e dal presidente della Repubblica Michel Aoun di avviare il piano di rimpatrio prima della fine del suo mandato presidenziale il 31 ottobre prossimo.
Secondo il generale libanese, attualmente nel paese ci sono "due milioni e 80mila profughi siriani", su una popolazione che non supera i 4 milioni di persone. "Da quando è iniziato il piano di rimpatrio - ha detto Ibrahim - sono tornati in Siria 540mila siriani". Secondo dati aggiornati al 22 ottobre scorso dall'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), in Libano si contano ora 825.081 profughi siriani, mentre negli anni scorsi il loro numero superava il milione di unità.
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