Israele e Hamas hanno raggiunto un'intesa di base sulla maggior parte dei termini dell'accordo che riguarda il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Lo scrive Haaretz citando una fonte che ha familiarità con i negoziati. Secondo quanto previsto - scrive il portale - l'accordo durerà 35 giorni, durante i quali verranno rilasciati tutti gli ostaggi israeliani. In cambio, Israele rilascerà i prigionieri palestinesi e fornirà aiuti umanitari alla Striscia di Gaza. Secondo la fonte, l'unica questione irrisolta è se nell'accordo verrà dichiarato un cessate il fuoco completo, una richiesta di Hamas che Israele rifiuta. La fonte di Haaretz ha aggiunto che i criteri per la liberazione dei prigionieri palestinesi sono già stati determinati, ma la loro identità è ancora in discussione. Ha poi aggiunto che "potrebbero esserci altri piccoli cambiamenti nello schema, ma il problema principale da risolvere riguarda il cessate il fuoco assoluto su cui Hamas insiste".
Nella cronologia della guerra di Gaza, condotta senza esclusione di colpi, entra un nuovo episodio buio, anche se ancora controverso. La denuncia è arrivata da Hamas, secondo cui Israele avrebbe sparato sulla folla in attesa di aiuti umanitari a Gaza City provocando una strage, almeno 20 morti e 150 feriti. "Stiamo verificando", è stata la prima cauta risposta fatta filtrare dall'esercito, che più volte in questo conflitto è stato accusato di non fare abbastanza per proteggere i civili. Critiche dure, anche degli Stati Uniti, che allo stesso tempo non rinunciano alla speranza di una tregua. Nei prossimi giorni ci proverà il capo della Cia William Burns, inviato sul campo da Joe Biden per facilitare il rilascio di tutti gli ostaggi ancora detenuti.
"L'occupazione israeliana ha commesso un nuovo massacro contro migliaia di bocche affamate che aspettavano aiuti umanitari alla rotonda del Kuwait", alla periferia di Gaza City, "provocando 20 martiri e 150 feriti", ha affermato il portavoce del ministero della Sanità controllato da Hamas. Che in una dichiarazione successiva ha parlato di attacco "deliberato" su un "raduno di cittadini". Testimoni ascoltati dai giornalisti stranieri sul posto hanno assicurato di essere stati presi di mira dagli israeliani, mentre numerose vittime sono state portate negli ospedali di Al Shifa e Al Ahli. La Cnn ha anche fatto riferimento ad un video in cui si vedono decine di persone in fuga, con il rumore di spari in lontananza, nella stessa area dove si sarebbe verificato l'attacco israeliano.
Israele non ha confermato né smentito, salvo l'indicazione dell'esercito che si stavano verificando le accuse. Le notizie arrivate da Gaza City hanno riportato comunque ad un altro episodio che mercoledì aveva visto coinvolti civili: un rifugio dell'Unhcr a Khan Yunis colpito da due colpi di carro armato, con un bilancio aggiornato di 12 morti e 75 feriti. Un attacco su cui ha espresso "preoccupazione" la Casa Bianca. Ricordando a Israele che "mantiene la responsabilità di proteggere i civili, compreso il personale e i siti umanitari". Lo Stato ebraico invece è tornato a scagliarsi contro l'Onu, in particolare l'Oms. Accusata di "ignorare le prove" che i miliziani utilizzino gli ospedali della Striscia "per fini terroristici".
Un altro effetto del protrarsi della guerra è l'aumento delle proteste della popolazione, sia israeliana che palestinese. A Khan Yunis centinaia di persone hanno marciato con bandiere bianche chiedendo la pace e mostrando taniche d'acque vuote. Anche Hamas è nel mirino, perché lucrerebbe sugli aiuti internazionali. Sul lato israeliano, al valico di Kerem Shalom, il transito dei convogli umanitari è stato bloccato per il secondo giorno consecutivo dai familiari degli ostaggi, che chiedono il rilascio dei loro familiari. Proprio per sbloccare questa impasse Joe Biden ha deciso di affidare il dossier nelle mani di William Burns. Il capo della Cia, secondo fonti del Washington Post, andrà in Europa nei prossimi giorni per incontrare i capi dell'intelligence israeliano e egiziano e il primo ministro del Qatar.
L'obiettivo, arrivare ad un accordo tra Hamas e Israele che includerebbe il rilascio di tutti i restanti ostaggi e due mesi di cessate il fuoco: la più lunga pausa delle ostilità da quando è iniziata la guerra a Gaza. Per il capo dell'intelligence americana la strada si annuncia in salita, perché i rapporti tra Israele e i Paesi arabi più impegnati nella mediazione appaiono gelidi. Come dimostrano le recenti tensioni tra Benyamin Netanyahu e il governo di Doha.
Per il premier israeliano si prospetta poi un'altra giornata sulla graticola. Venerdì infatti si attende un primo pronunciamento della Corte internazionale di giustizia dopo la causa per genocidio intentata dal Sudafrica. L'Aja non si esprimerà ancora su questo ma potrebbe ingiungere un cessate il fuoco, da sottoporre in seguito al voto del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Hamas ha già fatto sapere che rispetterà un'eventuale tregua, ma solo se lo farà anche Israele. Lo Stato ebraico, nel frattempo, ha ostentato sicurezza: "Ci aspettiamo che la Corte respinga le false accuse".
Tajani incontra Netanyahu, 35 minuti di colloquioIl ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato in serata il premier israeliano Benyamin Netanyahu al ministero della Difesa a Tel Aviv. Il faccia a faccia è durato 35 minuti e chiude la missione del titolare della Farnesina nella regione dopo la tappa di ieri a Beirut e gli incontri in Israele e a Ramallah, in Cisgiordania.
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