"E' tempo di chiudere l'accordo" sugli ostaggi: lo ha detto il presidente americano Joe Biden nella telefonata con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha riferito un alto dirigente dell'amministrazione Usa.
Mentre si fa sempre più intenso lo scontro tra Israele e gli Hezbollah, si riapre la partita di una possibile tregua a Gaza con nuovi spiragli nei negoziati.
Un raffreddamento della situazione potrebbe invece venire dalla nuova spinta che si registra nei negoziati, spinti dai mediatori di Usa, Qatar e Egitto, per una tregua a Gaza che porti anche al rilascio degli ostaggi ancora a Gaza. Il premier Benyamin Netanyahu ha dato il suo assenso alla partenza del team negoziale israeliano per i negoziati sulle aperture attribuite ad Hamas riguardo la road map rilanciata dal presidente Biden. E ha convocato il Gabinetto di sicurezza per discutere della nuova situazione. Nel colloquio telefonico avuto oggi con Biden, in occasione della festa dell'Indipendenza Usa, Netanyahu ha informato il presidente americano dell'invio del team negoziale.
Poi ha ribadito "i principi su cui si impegna Israele, primo fra tutti quello di porre fine alla guerra solo dopo aver raggiunto tutti i suoi obiettivi". Biden, secondo quanto ha riferito la Casa Bianca, ha accolto con favore la mobilitazione del team israeliano per negoziare la tregua a Gaza. Un decisione "positiva nel tentativo di concludere l'accordo", ha sottolineato.
In Israele sembra esserci un cauto ottimismo sulla possibilità di raggiungere un accordo con Hamas in 2 o 3 settimane, anche se la prudenza è d'obbligo. Più parti, secondo i media, hanno definito la risposta di Hamas "la migliore data finora". Un alto funzionario israeliano, citato da Ynet, ha sostenuto che Hamas non richiederà più il completo ritiro israeliano nella prima fase del cessate il fuoco e dello scambio di prigionieri, che durerà sei settimane. L'accordo che si sta delineando - ha aggiunto - preserva infatti per Israele la possibilità di tornare in guerra, qualora nella prima fase non si raggiungano accordi sulla seconda fase. Lo sblocco del maggiore punto di frizione tra le due parti è da attribuirsi, hanno ricordato i media, ad un nuovo "linguaggio" nella formulazione, su input Usa, del passaggio tra queste due fasi dell'intesa che stabilisce il raggiungimento di una "calma sostenibile" nella Striscia.