Medio Oriente

Medio Oriente, l'Onu ammette: 9 dipendenti dell'Unrwa forse coinvolti negli attacchi del 7 ottobre

L'Iran: 'Puniremo Israele, ma non vogliamo l'escalation'. Razzi contro base in Iraq che ospita truppe Usa, feriti. Shoigu vola a Teheran, Biden sente il re di Giordania

Redazione Ansa

Nove dipendenti dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa "potrebbero essere stati coinvolti" negli attacchi del 7 ottobre contro Israele sferrati da Hamas. Lo fanno sapere le Nazioni Unite. "Abbiamo informazioni sufficienti per le misure che stiamo prendendo, ovvero, il licenziamento di queste nove persone", ha detto il portavoce Farhan Haq.

Il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari in tarda serata ha dichiarato che "alla luce dei resoconti delle ultime ore e delle questioni che sollevano, è importante chiarire che non vi è alcun cambiamento nelle direttive del Comando del fronte interno (ossia, le linee guida di emergenza per i civili, ndr.) Abbiamo il polso della situazione costantemente, e se ci sarà un cambiamento vi informeremo immediatamente".

Due razzi sono stati lanciati contro una base in Iraq che ospita truppe americane e internazionali. Diversi militari americani sono rimasti feriti.

E' iniziata nella Situation Room della Casa Bianca la riunione del presidente americano Joe Biden e della sua vice Kamala Harris con il team della Sicurezza nazionale Usa per discutere gli sviluppi della situazione in Medio Oriente, in particolare l'annunciata ritorsione iraniana contro Israele. 

I segnali che la clessidra stia arrivando agli ultimi granelli ci sono tutti. Oggi gli ambasciatori e i capi missione residenti a Teheran sono stati convocati per un incontro con il ministro degli Esteri iraniano Ali Bagheri Kani: lo scopo era affermare definitivamente la volontà di rispondere a Israele con una rappresaglia. Decisa dalla repubblica islamica in seguito all'uccisione del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh nella foresteria dei pasdaran a Teheran. Che lo ospitavano in occasione dell'insediamento del nuovo presidente. "L'Iran intraprenderà un'azione per punire, ma non cerca di aumentare le tensioni nella regione", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kanani. Che ha argomentato: "La repubblica islamica, basandosi sul suo diritto intrinseco fondato sui principi del diritto internazionale di punire l'aggressore, intraprenderà un'azione seria e deterrente con forza, determinazione e fermezza". Non sfugge agli osservatori quanto il tempo dei raid stia incombendo pure in relazione alla visita a Teheran del segretario del Consiglio di sicurezza russo Serghei Shoigu, ex ministro della Difesa di Vladimir Putin, che con la teocrazia iraniana mantiene un legame speciale. Anche scambiando armi. Shoigu è arrivato per parlare della sicurezza regionale e globale con il presidente Masud Pezeshkian e il capo di stato maggiore Mohammad Bagheri, Come ha reso noto l'agenzia di Stato russa Tass. Certamente, come sottolineano i media israeliani, "per stringere la cooperazione" nel momento di massima crisi in Medio Oriente. Intanto in mattinata in Israele il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha accolto il capo del Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom) Michael Erik Kurilla: "Hanno tenuto una valutazione su questioni strategiche e di sicurezza, nonché preparativi congiunti nella regione", ha riferito l'Idf. Senza dire ovviamente che il compito del capo del Centcom è assicurarsi che la coalizione internazionale sia coordinata e pronta ad ogni eventualità. Poichè per il presidente Joe Biden, quanto per il segretario Antony Blinken, se l'attacco iraniano verrà ben fronteggiato, anche la risposta di Israele sarà minore, e una guerra più ampia verrà evitata. Argomento sul tavolo negli Usa dove Biden tiene una conferenza sulla situazione in Medio Oriente. Nel mentre il governo israeliano ha attivato il silenzio radio. Il gabinetto non è stato convocato, i ministri non hanno ricevuto istruzioni particolari, non c'è stata un'ulteriore valutazione della situazione dopo quella convocata domenica sera dal premier Benyamin Netanyahu e finita dopo mezzanotte. L'esercito in serata in uno stringato comunicato ha reso solo noto che il capo di stato maggiore "ha effettuato una valutazione e approvato i piani per i diversi scenari". Mentre il ministro della Difesa Yoav Gallant in giornata ha usato parole vagamente ambigue: "Siamo preparatissimi in difesa, a terra e in aria, e siamo pronti a muoverci rapidamente per attaccare o rispondere". Non è chiaro insomma se "attaccare" vuol dire prima o dopo gli attesi raid nemici. Uno dei media più prestigiosi del Paese, Haaretz, riferisce le parole di un diplomatico di uno dei Paesi coinvolti nei negoziati con l'Iran e Hezbollah per prevenire o ritardare le rappresaglie: tra i mediatori regna un "totale pessimismo" e "ci si sta preparando a diversi giorni intensi di scambi di colpi, prima che ci sia la possibilità di abbassare la temperatura". Intanto a Teheran, in piazza Palestina, è comparso un cartellone scritto in un ebraico improbabile: "Non c'è sicurezza nemmeno nel rifugio". Per rincarare la dose, un parlamentare iraniano, Mohammad Qasim Osmani, in serata ha dichiarato che per vendicare la morte di Haniyeh, "non accettiamo nulla di meno della morte di Netanyahu", come riferisce la Tass. 

E' frenetico - e in gran parte segreto - il lavoro che impegna in queste ore le diplomazie per cercare di evitare un conflitto che potrebbe estendersi all'intero Medio Oriente, e forse anche al di là dei suoi confini. Il presidente americano Joe Biden ha avuto un colloquio telefonico con il re di Giordania Abdallah, dopo una missione ufficiale del ministro degli Esteri di Amman a Teheran e una segreta che, secondo una testata kuwaitiana, sarebbe stata effettuata in Iran da una delegazione statunitense. Mentre in questo scenario complicato entra anche Mosca, con una missione nella Repubblica islamica di Serghei Shoigu, attuale segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale ed ex ministro della Difesa russo. La Russia è stata accusata dalla televisione israeliana Channel 14 e da alcuni blogger militari di avere fatto arrivare all'Iran negli ultimi giorni munizioni e missili ipersonici Iskander, gli stessi utilizzati contro le forze ucraine, per un possibile impiego in un eventuale conflitto con Israele. Nessuna conferma ovviamente da Mosca, mentre l'agenzia Tass ha scritto che la visita di Shoigu - che ha incontrato tra gli altri il presidente iraniano Masud Pezeshkian - ha lo scopo di discutere "un vasto spettro di questioni relative alla cooperazione bilaterale", oltre che questioni legate alla "agenda globale e regionale". Media iraniani avevano affermato tra l'altro che Teheran aveva già impiegato missili ipersonici Kheibar di propria produzione nell'attacco dimostrativo contro Israele nella notte tra il 13 e il 14 aprile scorsi. Nel frattempo l'inviato speciale russo per il Medio Oriente Mikhail Bogdanov e l'ambasciatore dell'Arabia Saudita a Mosca, Abdel Rahman bin Suleiman Al-Ahmad, hanno lanciato un appello a un "cessate il fuoco immediato nel conflitto israelo-palestinese" al fine di favorire una "de-escalation della situazione militare e politica estremamente tesa in Medio Oriente". Il presidente francese Emmanuel Macron ha intanto parlato con i leader dell'Arabia Saudita e degli Emirati arabi uniti, con i quali, ha detto, ha condiviso un appello a "tutti gli attori" di questa crisi perché diano prova di "moderazione per evitare una conflagrazione regionale".
Gli Stati Uniti si sono detti sicuri che Teheran voglia comunque procedere con l'attacco a Israele in tempi ravvicinati e Biden ha riunito il suo staff per la sicurezza nella Situation Room dopo avere parlato con il re giordano Abdallah. Il sovrano hashemita aveva fatto recapitare ieri dal suo ministro degli Esteri Ayman Safadi alle autorità iraniane un messaggio in cui auspica che la comunità internazionale riesca a prevenire un conflitto. Amman aveva contribuito a intercettare il bombardamento iraniano di quasi quattro mesi fa su Israele. Non è possibile sapere se si appresti a contribuire alla difesa dello Stato ebraico anche nell'eventualità di un nuovo attacco di Teheran. Da parte sua, invece, l'Egitto ha messo in chiaro che rimarrà neutrale, secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa qatarina al-Araby al-Jadeed. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha intanto fatto sapere di avere avuto un "importante e lungo colloquio telefonico" con il suo omologo israeliano, Yoav Gallant. L'Italia continua a lavorare "per favorire il dialogo, stemperare la tensione ed evitare una gravissima e pericolosa escalation", ha sottolineato Crosetto in un post su X. Lo stesso network è stato usato da Gallant per dare notizia della telefonata con un posto in cui definisce il ministro italiano un "amico". "Grazie ministro, per la sua solidarietà, la sua leadership e la sua ferma posizione sulla questione iraniana", ha aggiunto il titolare della Difesa israeliano. 

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