A sei giorni dall'uccisione di Ismail Haniyeh a Teheran, Hamas ha scelto il suo nuovo capo politico. Muhammad Ismail Darwish, capo del Consiglio della Shura, la figura ombra dell'organizzazione, l'uomo che non ha mai fatto una dichiarazione pubblica né si è prestato per farsi fotografare.
Tanto l'altro è di tutt'altra pasta, letteralmente sconosciuto.
Al punto che oggi nessun media israeliano è riuscito a pubblicare una sua foto, da solo o in compagnia. Un modo per salvaguardare la sua vita, le responsabilità di chi gestisce il denaro di un'organizzazione terroristica, segreta per antonomasia. Come si addice a quello che in Israele definiscono "il boss dell'impero economico e finanziario di Hamas".
Darwish è il tesoriere, colui che è stato designato alla direzione dei trasferimenti di denaro dall'Iran a Hamas e negli investimenti in tutto il mondo. E proprio nel rapporto con la repubblica islamica, che da decenni finanzia Hamas con dollari (e armi), sta il nocciolo della scelta. La mattina del 31 luglio, a poche ore dalla morte di Haniyeh, già i funzionari di Hamas a Doha si sono riuniti per discutere su chi avrebbe preso il suo posto. Consultazioni frenetiche si sono susseguite nei giorni successivi rimbalzando tra la Striscia e il Qatar. Il nome in pole position sembrava essere quello di Khaled Mashal, l'uomo più potente dell'ufficio politico, già presidente fino al 2017. Ma la strada per sedere sulla poltrona di Haniyeh è subito apparsa in salita per lui: durante la guerra in Siria espresse in pubblico un aperto sostegno per i ribelli contro il presidente Assad. Dichiarazioni che hanno messo sul suo nome il warning di Teheran. Peggio, dai tunnel di Gaza due giorni fa è arrivato il veto del leader Yahya Sinwar. Che con un messaggio ha fatto sapere di "non essere d'accordo sul suo nome": al suo posto era necessario qualcuno con un rapporto più stretto con la leadership degli ayatollah. Darwish, appunto. Perchè, ha spiegato in mattinata l'analista Ehud Yaari alla tv israeliana, Hamas intende continuare a contare sul "sostegno della teocrazia islamica e sull'assistenza di Hezbollah. E non mettere a repentaglio le relazioni con le Guardie rivoluzionarie nominando uomini che hanno deteriorato le relazioni con l'Iran dallo scoppio della guerra civile in Siria nel 2011. Mashaal, allora capo politico di Hamas, decise all'improvviso di lasciare Damasco, con enorme dispiacere degli iraniani".
Darwish è originario dei campi profughi palestinesi in Libano, e negli anni è diventato l'uomo più forte nel business internazionale di Hamas, tra banche, fondi e investimenti. La scelta caduta su di lui evidentemente è stata approvata da Sinwar, con il quale tuttavia, secondo indiscrezioni, la comunicazione non sarebbe proprio fluida e continua. Ora da Doha dove già vive, gestirà le decisioni politiche della milizia islamica e parteciperà direttamente o indirettamente anche ai colloqui con l'odiato Israele sulla tregua e il rilascio degli ostaggi.
Hamas sceglie il successore di Haniyeh, sarà Darwish
Boss dell'impero economico delle milizie, mai apparso in pubblico