Medio Oriente

Medio Oriente, Netanyahu boccia la tregua. Gli Usa: aveva dato l'ok

Ancora bombe sul Libano, ucciso il capo dei droni di Hezbollah. Missile dallo Yemen. Aiea: Iran disposto a riprendere negoziati sul nucleare

Redazione Ansa

Gli allarmi anti missile sono scattati poco prima della mezzanotte italiana in tutto il centro di Israele, tra l'altro a Gush Dan, nella pianura di Yehuda e anche nel sud di Sharon, per l'arrivo di un missile lanciato dallo Yemen. Il portavoce dell'Idf ha informato che "il missile lanciato dallo Yemen è stato intercettato con successo dal sistema Arrow. Le esplosioni sentite dalla popolazione sono state provocate dall'intercettazione". Circa due settimane fa gli Houthi hanno lanciato un altro missile nel centro del Paese che è stato intercettato "parzialmente". Finora Israele non ha risposto. 

Negli attacchi israeliani di oggi in tutto il Libano sono rimaste uccise 92 persone, mentre i feriti sono 153. Lo ha precisato il ministero della Sanità libanese. Secondo quanto riferito, i "raid del nemico israeliano" hanno causato la morte di 40 persone solo nel Libano meridionale, 25 nella regione di Baalbek-Hermel (est), 23 nella Bekaa (est) e 4 nella regione del Monte Libano (centro-orientale). 

Hezbollah ha confermato in un comunicato la morte di Mohammed Surur, responsabile degli attacchi con i droni, ucciso in un attacco mirato delle forze israeliane su Beirut.  Secondo la rete saudita Al-Arabiya, Surur era tornato in Libano dallo Yemen solo tre giorni fa, dopo aver comandato i lanci missilistici degli Houthi.La rete ha pubblicato un documento del 2016 in cui Surur viene mostrato mentre istruisce il gruppo filoiraniano yemenita su come attaccare l'Arabia Saudita. Al-Hadath, media saudita, ha pubblicato in precedenza foto di lui mentre addestrava gli Houthi a Sanaa, la capitale dello Yemen. 

 

Non ci sono spiragli, almeno al momento, per una tregua in Libano. La proposta americana e francese di uno stop di 21 giorni delle ostilità, sostenuta dall'Ue e altri Paesi, è stata respinta da Benyamin Netanyahu, che secondo Washington prima avrebbe accettato il cessate il fuoco ma poi ha ordinato di insistere con gli attacchi contro le postazioni di Hezbollah. Il risultato, l'ennesima ondata di raid ed un nuovo blitz mirato a Beirut, per eliminare il comandante sciita responsabile degli attacchi con i droni.

L'iniziativa diplomatica sul Libano ha avuto un'accelerazione dopo che i vertici dell'esercito israeliano hanno annunciato i preparativi per un'incursione via terra. Un'escalation che secondo Joe Biden rischia di portare ad un conflitto su larga scala in Medio Oriente. Il presidente americano ha incontrato il collega francese Emmanuel Macron a margine dell'Assemblea Generale dell'Onu per concordare una strategia. In una dichiarazione congiunta i due leader hanno chiesto "un accordo sul confine tra Israele e Libano che garantisca sicurezza e protezione per consentire ai civili di tornare alle loro case".

Il piano - sottoscritto anche da Regno Unito, Ue, Italia, Germania, Australia, Canada, Giappone, Arabia Saudita, Emirati e Qatar - prevede un cessate il fuoco di tre settimane per dare spazio a negoziati più ampi, anche su Gaza.

Le speranze di una pausa nelle ostilità si sono però infrante sul muro di Netanyahu. Il premier israeliano, arrivato a New York per intervenire all'Onu, non ha neanche risposto all'appello di Usa e Francia, come ha fatto sapere il suo ufficio. Anzi, appena messo piede a terra dopo il viaggio ha affermato perentorio che "continueremo a colpire Hezbollah con tutta la forza finché non riporteremo i residenti del nord nelle loro case". Una decisione accolta con malcelata irritazione dalla Casa Bianca, che in serata ha puntualizzato attraverso la portavoce Karine Jean-Pierre che la dichiarazione comune per il cessate il fuoco era stata "coordinata" proprio con Israele.

Il voltafaccia dell'ultimo minuto, con concessioni offerte e poi ritirate, è una tattica che Netanyahu ha già adottato nel corso del conflitto a Gaza. E così come ha promesso di fare nella Striscia, il leader israeliano ha annunciato di voler andare fino in fondo anche in Libano, per smantellare definitivamente Hezbollah. Bibi, inoltre, è sembrato scommettere ancora una volta sul fatto che gli Usa, al momento delle scelte di campo, si sono sempre schierati con lo Stato ebraico. Come dimostra l'ennesimo e ingente pacchetto da 8,7 miliardi di dollari in aiuti militari.

 

 

Il leader israeliano, per andare fino in fondo contro Hezbollah, considera necessaria un'ulteriore prova di forza. In questa direzione, l'Idf ha fatto sapere di aver condotto un'esercitazione con un brigata di carri armati "a pochi chilometri dal confine libanese, in un terreno montuoso" per "migliorare la prontezza operativa e logistica per vari scenari di combattimento in territorio nemico sul fronte settentrionale": ancora una volta, prove generali di invasione.

Nel frattempo, per il quarto giorno consecutivo l'aviazione ha bombardato con intensità il Libano, affermando di aver centrato 75 obiettivi militari di Hezbollah nel sud e nella valle della Bekaa, fino al confine con la Siria. Nella capitale libanese invece è stato preso di mira Mohammed Surur, a capo delle unità aeree della fazione. Un altro pezzo grosso dell'élite militare del Partito di Dio, che era stato inviato in Yemen per addestrare gli Houthi nei raid con i droni. Secondo fonti dell'Idf, Surur è stato ucciso. Dal Libano verso Israele invece sono stati lanciati in un solo giorno circa 150 razzi, arrivati fino ad Haifa e alla città di Safad.

Il bilancio delle vittime nel Paese dei cedri ha continuato a crescere. Soltanto giovedì, secondo le autorità libanesi, sono state uccise 81 persone, inclusa una cittadina francese di 87enne, nel crollo di un palazzo. Sono oltre 700 le vittime da lunedì. Un dramma nel quale l'Ue ha "deplorato il pesante prezzo pagato dai civili, compresi i bambini e il personale delle Nazioni Unite". Disastrosa anche la situazione degli sfollati, arrivati a centomila. 
   

Aiea: l'Iran disposto a riprendere i negoziati sul nucleare

L'Iran sembra disposto a riprendere i negoziati sul nucleare, ma rifiuta il ritorno nei suoi siti degli ispettori il cui accreditamento è stato ritirato. Lo afferma il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, in un'intervista all'Afp. Gli iraniani "stanno mostrando segni di volontà di impegnarsi nuovamente, non solo con l'Aiea, ma anche con i nostri ex partner nell'accordo nucleare del 2015", ha detto Grossi, aggiungendo tuttavia che Teheran non vuole "rimettere nella lista gli ispettori" a cui è stato ritirato l'accreditamento. "E' un duro colpo e non pensiamo che sia costruttivo". 

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