Navi ed aerei sono allertati per evacuare con brevissimo preavviso il contingente italiano di Unifil se la situazione dovesse precipitare. Ma "andare via ora minerebbe, forse definitivamente, la credibilità stessa delle Nazioni Unite: o c'è Unifil o c'è la guerra".
I caschi blu devono quindi restare, ma con nuove regole d'ingaggio, che li mettano "nelle condizioni di esercitare una reale deterrenza all'uso della forza". Parallelamente occorre potenziare le forze armate libanesi (Laf) e l'Italia ospiterà presto una conferenza internazionale con i Paesi donatori a questo scopo. Ad Israele "diciamo con schiettezza, come si fa tra amici: aiutateci a rafforzare Unifil e le Laf per potere svolgere il loro mandato e poter fare, in modo pacifico, ciò che voi fate con le armi!".
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ricostruisce in un'informativa alle Camere i recenti attacchi alle basi Onu in Libano e delinea la strategia messa in campo dell'Italia per garantire la sicurezza del contingente multinazionale. Il governo, assicura Crosetto, "continua a lavorare a una soluzione diplomatica che, per quanto difficile, resta l'unica via possibile". Un'ulteriore escalation porta infatti ad "uno scenario che non avrebbe vincitori né vinti, con incalcolabili conseguenze per il Medio Oriente e, forse, per gli equilibri mondiali".
Mercoledì c'è stata quindi la call con i ministri della Difesa dei 16 Paesi Ue di Unifil, seguita giovedì a Bruxelles dalla ministeriale Nato. Domani la premer Giorgia Meloni sarà in Libano e Giordania; a breve Crosetto andrà andrà a Beirut e Tel Aviv, dove si analizzerà anche il progetto di inviare 200 carabinieri a Gerico per addestrare le forze palestinesi ("ma solo se sono tutti d'accordo"). Lunedì il ministro egli Esteri Antonio Tajani sarà in Israele ed in Palestina.
In preparazione, poi, la conferenza in Italia allo scopo di reperire i fondi "per rendere concreto il sostegno alle forze armate libanesi in termini finanziari, addestrativi e di equipaggiamento", in modo da sottrarle all'influenza di Hezbollah. L'inflazione ha divorato infatti il salario dei soldati libanesi, mentre le milizie sciite hanno un'elevata capacità di reclutamento. Un contingente Unifil rafforzato, con capacità reale di incidere e un esercito libanese efficiente potrebbero eliminare le postazioni ostili di Hezbollah nel sud del Paese, che è l'obiettivo dell'offensiva israeliana: consentire agli 80mila sfollati del nord di rientrare nelle proprie case da mesi sotto il tiro dei miliziani del 'partito di Dio'. Sono diverse le opzioni in campo per rendere più incisiva la missione delle Nazioni Unite.
Ad esempio, informa il ministro, schierando una forza di reazione rapida nel sud del Libano che garantisca "la piena libertà di manovra delle unità e adeguando equipaggiamento e dotazioni all'ambiente in cui operano". Così che si possa credibilmente rispondere alle accuse del premier israeliano Benjamin Netanyahu: "in quasi vent'anni, quanti missili di Hezbollah ha fermato l'Unifil? Zero!". Stefano Graziano del Pd definisce di "buon senso" l'esposizione di Crosetto, ma, sottolinea, "alle parole in Parlamento devono corrispondere le stesse parole anche in Consiglio dei ministri e soprattutto in Assemblea delle Nazioni Unite, dove spesso il governo si è astenuto sulle risoluzioni internazionali". Mentre Stefano Pellegrini (M5s) "l'unica via percorribile è passare dalle inutili parole al coraggio dei fatti, esercitando a livello europeo la massima pressione possibile su Netanyahu con un embargo totale sulle armi, sanzioni economiche e richiamo ambasciatori".
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