Chi può dimenticare Naama Levy, soldatessa di 19 anni, tirata fuori dal bagagliaio di una jeep nera, con i pantaloni della tuta insanguinati tra le gambe, le mani ferite legate dietro la schiena, la faccia pesta che cola sangue, scalza, trascinata per i capelli e spinta sul retro del mezzo da tre terroristi che la espongono in una via di Gaza sparando in aria e urlando 'Allahu Akbar'. Quelle immagini pubblicate sui social dai fondamentalisti di Gaza sono diventate il raccapricciante simbolo della violenza sessuale contro le donne israeliane durante l'attacco del 7 ottobre 2023.
Rapita da Hamas nella base militare di Nahal Oz, Naama potrebbe fare ritorno a casa tra poche ore: per riaverla indietro Israele è disposto a liberare 50 detenuti palestinesi detenuti nelle carceri del Paese, compresi 30 ergastolani condannati per reati gravissimi. Cinquanta per ognuna delle cinque soldatesse, osservatrici senza armi, ancora prigioniere a Gaza dopo 466 giorni da quel sabato di sangue. Liri Albag, Karina Ariev, Agam Berger e Daniella Gilboa sono le altre quattro per le quali Israele pagherà un prezzo altissimo.
Nel luglio del 2024 Hamas ha diffuso un'immagine delle quattro ragazze, che hanno compiuto 20 anni in cattività, sedute su materassi per terra, e alle spalle la foto incorniciata del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, ucciso a Teheran da un'esplosione l'estate scorsa. Le cinque soldatesse sono ritenute in Israele la prova vivente della fallimentare gestione della sicurezza israeliana: a loro era assegnato il ruolo cruciale di monitorare il confine con Gaza, nel settore più caldo e pericoloso. Prima dell'assalto avevano segnalato ai loro comandanti osservazioni allarmanti sui movimenti dall'altra parte del confine. Se le informazioni che avevano trasmesso fossero state prese sul serio, i preparativi del massacro sarebbero stati identificati prima del 7 ottobre. Ma i loro avvertimenti furono ignorati e trattati con superficialità dai vertici militari.
Sulla base di Nahal Oz sono piombate le brigate al Qassam di Hamas e Saraya al Quds della Jihad islamica palestinese, il gruppo più estremo dei terroristi di Gaza. Più di 60 soldati, tra cui 15 soldatesse, sono stati uccisi e sei sono stati dichiarati dispersi o rapiti. Hamas, qualche tempo dopo l'invasione, ha diffuso il tragico video delle prime ore dal rapimento delle ragazze. Naama con il viso devastato dai colpi, la bocca di Agam piena di sangue, tutte legate, a terra, circondate da decine di terroristi armati di fucili d'assalto che urlano tutti insieme, 'vi schiacciamo sioniste, cagne', poi pregano, poi mangiano. L'ultimo video rilasciato da Hamas nelle settimane scorse fa vedere Liri, in giacca mimetica, sottomessa, piegata, spenta.
Le 5 soldatesse da liberare per 250 detenuti
Lanciarono l'allarme prima del 7 ottobre ma furono ignorate