(ANSA) - IL CAIRO, 17 MAG - Un Paese che è già un museo in
sé, ma che, visto da occhi esperti, si scopre anche culla della
museologia ergendosi ad esempio globale di conservazione e di
modernità, dalle piramidi di cinquemila anni fa alla
avveniristica piramide all'ingresso del Gem, quello che quando
sarà completato sarà il più grande, completo e avveniristico
museo egizio di sempre. Lo sguardo è quello di Andrea Lauria,
esperto di musei, scrittore e docente a Tor Vergata e alla
Temple University di Roma, invitato al Cairo dall'Istituto
italiano di Cultura per una conferenza.
"In Egitto è nato il primo museo del mondo nel terzo secolo
prima di Cristo - ha ricordato Lauria - quel Museion eretto ad
Alessandria d'Egitto per iniziativa di Tolomeo II Philadelphus,
in omaggio alle Muse, figlie di Zeus. Occorre arrivare al 15/o
secolo per cominciare a vedere le prime collezioni d'arte in
Europa".
Nel 18/o secolo comincia a formarsi l'idea che un museo
dovesse essere un edificio progettato e costruito secondo
precisi criteri, adatti agli oggetti da contenere, un concetto
giunto fino a noi, ma in continua trasformazione. Fortissimo,
ovunque, il primo influsso greco-romano, con le colonne
antistanti quasi tutti i musei costruiti nell'800. Il prototipo,
anche qui, è il museo greco-romano di Alessandria d'Egitto
progettato nel 1895 dall'italiano Giuseppe Botti.
Più tardi la museologia egiziana prenderà tutto un altro
corso: finita la colonizzazione inglese negli anni '20-30, i
musei egiziani tornano alle origini, mostrando forme più affini
alla propria storia.
Intanto, però, il mondo viaggia verso la globalizzazione e
anche il museo cambia di nuovo volto. A rivoluzionarne il
concetto è il Guggenheim di New York, nel 1959. Quello che
conta, ora, è più il contenitore progettato da Frank Lloyd
Wright che non il contenuto. Non solo, il marchio diventa una
sorta di franchising che favorisce scambi e contaminazioni, più
che la conservazione dell'antico. Una strada che favorisce la
diffusione dell'idea museo anche in città e Paesi senza
particolare attenzione all'antico e desiderosi di recuperare e
possibilmente superare il prestigio dei musei classici.
Nascono così i colossi delle archistar, e si arriva agli
Hypermusei del Golfo. Nascono uno dopo l'altro, negli ultimi 10
anni: il Louvre Abu Dhabi e il Museo nazionale del Qatar a Doha,
entrambi opera del francese Jean Nouvel e lo Sheikh Abullah Al
Salem Cultural center di Kuwait city, frutto del lavoro degli
architetti dell'Ssh, un grande studio emiratino.
"Di tutta questa tendenza, il Grand Egyptian Museum di Giza,
a un passo dalle piramidi alle porte del Cairo, promette di
essere l'apoteosi - ha osservato Lauria - il massimo di tutto:
dell'ineguagliabilità del contenuto, della modernità
dell'edificio, progettato dalla Heneghan Peng di Dublino, della
localizzazione a un passo dalle piramidi di Giza. Grande sarà
l'emozione di poter attraversare gli immensi corridoi
ultramoderni tra le statue più antiche della storia". Una
fruizione del tutto inedita che il mondo attende da tempo, se si
pensa che la prima pietra fu posata nel 2002 dall'allora
presidente egiziano Hosni Mubarak. Da allora i rovesci della
storia ne hanno rimandato l'apertura, ora avvenuta solo per la
hall di ingresso. (ANSA).
Dalle piramidi all'Hypermuseo, Egitto culla della conservazione
Il museologo Lauria all'Istituto di Cultura del Cairo
