Dalla strategia mediatica dell'Isis tutta rivolta a riversare terrore su rete e social network al caso dell'adolescente americano che pochi mesi fa ha ucciso il suo compagno di classe, si è fatto una foto col cadavere e l'ha spedita via chat ai suoi amici. Senza dimenticare la strage di studenti in Norvegia nel 2011, 'preparata' passo passo su Internet dal pluriomicida Anders Breivik.
Pochi mesi fa ha fatto scalpore il caso di un sedicenne che in Pennsylvania (Usa) ha ucciso con un colpo di pistola alla testa un suo compagno di classe, immortalandosi insieme al cadavere e spedendo la foto ai suoi amici su Snapchat. Mentre a giugno scorso il killer del massacro nella chiesa di Charleston frequentata da afroamericani, Dylann Storm Roof, aveva postato su un sito tutta la sua follia: un manifesto sulla supremazia della razza bianca con decine di foto in posa con le armi, mentre brucia la bandiera americana e visita siti storici del sud, tombe dei soldati confederati e scrive: "Non ho altra scelta". Un altro caso di rabbia maturata e sfogata sulla rete è quello di Anders Breivik, che nel 2011 uccise 77 studenti sull'isola di Utoya in Norvegia. Progettava da due anni la strage: nel 2009, infatti, aveva pubblicato sul web un voluminoso memoriale in cui spiegava nei dettagli i preparativi della spedizione, aspettandosi di essere ricordato "come il più grande mostro dopo la Seconda Guerra Mondiale".
Killer e 'social', quando follia estrema è sul web
Non solo Isis, anche cronaca offre casi esibizionismo criminale