E' scontro aperto tra Camera e Casa Bianca nell'indagine di impeachment sull'Ucrainagate. Ma Donald Trump sembra ormai rassegnato alla prospettiva che sarà messo in stato d'accusa, preparandosi ad un'epica battaglia per difendersi, nella quale prevede che la House, a maggioranza democratica, approverà i capi di imputazione dell'impeachment e il Senato, controllato dai repubblicani, lo assolverà.
La macchina giudiziaria della Camera avanza velocemente e implacabilmente, tra interrogatori e 'subpoena', i mandati giudiziari con cui ha chiesto documenti al segretario di stato Mike Pompeo e, ieri, anche alla Casa Bianca e al vicepresidente Mike Pence, con un ultimatum che scade il 18 ottobre. "Ci rammarichiamo profondamente che il presidente Donald Trump abbia messo noi, e la nazione, in questa posizione, ma le sue azioni non ci hanno lasciato altra scelta che emettere questo mandato", hanno spiegato i presidenti delle tre commissioni della Camera che stanno indagando. Una richiesta separata è stata mandata a Pence per chiarire il suo ruolo nella vicenda. Un eventuale rifiuto, hanno avvisato i dem, sarà considerato prova di ostruzione della giustizia: anche questo un reato da impeachement. Trump, Pence e Pompeo cercano di prendere tempo, difendono il loro operato, denunciano una "persecuzione", un' inchiesta "politica", avanzano contestazioni procedurali e di merito che potrebbero finire sino alla corte suprema. Ma la strada è segnata. Pare solo questione di tempo. Incombe tra l'altro una seconda talpa contro il presidente: il New York Times ha rivelato che un altro 007, con informazioni più dirette degli eventi della prima talpa, sta valutando se formalizzare una propria denuncia come 'whistleblower' (gli informatori protetti dalla legge) e testimoniare al Congresso.
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