"Le elezioni sono state rubate". Donald Trump è deciso a rilanciare pubblicamente le sue accuse in una conferenza stampa a Mar-a-Lago il 6 gennaio, nel giorno del primo anniversario dell'assalto al Congresso da parte dei suoi fan per bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden.
Nello stesso giorno i dem hanno organizzato commemorazioni solenni, con un momento di preghiera al Capitol, per dare una prospettiva storica all'evento, mentre prosegue l'inchiesta parlamentare per far luce sulle responsabilità, comprese quelle dell'ex presidente.
Due iniziative agli antipodi, che contenderanno l'attenzione dei media e che confermano la polarizzazione di un Paese sempre più in guerra con se stesso e incline allo scontro. Lo attestano anche alcuni sondaggi. Secondo una rilevazione del Washington Post, il 34% degli americani pensa che la violenza contro il governo a volte sia giustificata. La percentuale cambia a seconda della posizione politica, aumentando sino al 40% tra i repubblicani e scendendo al 23% tra i democratici. Una divisione confermata anche quando si tratta di giudicare la responsabilità di Trump nell'attacco al Capitol: per il 60% degli americani ha una "grande" o "buona" quota di colpa, ma se la percentuale sale tra i dem (92%) cala invece tra i repubblicani (27%) e gli indipendenti (57%). Per il 72% dei repubblicani e l'83% degli elettori del tycoon, inoltre, l'ex presidente ha solo "qualche responsabilità" o non ne ha "affatto". Stando ad un sondaggio della Monmouth University, infine, quasi tre quarti dei repubblicani crede alle accuse (infondate) di Trump sui brogli elettorali, mentre secondo una rilevazione della Quinnipiac University quasi 8 su 10 vogliono che corra per la Casa Bianca nel 2024.
La commissione parlamentare che indaga sull'assalto al Congresso ha una "testimonianza di prima mano" che durante l'attacco Ivanka Trump, figlia e consigliera dell'allora presidente Donald Trump, gli chiese "per almeno due volte 'per favore ferma la violenza'". Lo ha riferito a Abc News la deputata repubblicana Liz Cheney, vicepresidente della commissione. Il collega dem Bennie Thompson si è invece limitato a dire che la commissione, di cui è presidente, "ha una testimonianza significativa che ci porta a credere che alla Casa Bianca fu detto di fare qualcosa".
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