Nord America

Secret Service sotto indagine, la direttrice nel mirino

Kimberly Cheatle convocata alla Camera per essere sentita. Johnson: 'Si dimetta'

Redazione Ansa

Il Dipartimento per la Sicurezza nazionale americano ha aperto un'inchiesta sul Secret Service per far luce su quanto accaduto durante l'attentato a Donald Trump. Mentre le indagini sul campo proseguono a caccia di un movente che ancora non è stato trovato, la pressione resta alta soprattutto sulla direttrice del Secret Service, Kimberly Cheatle.
    Lo speaker della Camera Mike Johnson ne ha chiesto le dimissioni immediate per una gestione "imperdonabile" dell'attacco. La commissione di supervisione della Camera l'ha invece convocata per una testimonianza volta a capire i dettagli dell'organizzazione e cosa sia andato storto, soprattutto considerate le varie versioni contradditorie sull'accaduto.
    Inizialmente infatti Cheatle aveva riferito che gli Swat erano all'interno del palazzo in cui si trovava l'attentatore di Trump ma non erano sul tetto "per motivi di sicurezza". Nelle ultime ore invece un funzionario del Secret Service ha riferito che gli Swat non erano nello stesso palazzo di Thomas Matthew Crooks ma in un edificio nelle vicinanze. La contraddizione rafforza i già forti dubbi sull'operato del Secret Service e sulle decisioni prese per la messa in sicurezza dell'area del comizio di Trump.
    Secondo quanto riportato dal Washington Post, gli Swat avevano avvertito il Secret Service che non avevano le forze per controllare l'edificio dove si trovava Crooks e, nonostante questo, sarebbe stato deciso di appostare solo qualche agente fuori, lasciandolo di fatto esposto.
    Mentre la bufera continua, sul campo l'Fbi continua a cercare il motivo del gesto folle. Il cellulare di Crooks - sbloccato in 40 minuti con la tecnologia israeliana Cellebrite - non ha portato informazioni in grado di imprimere una svolta alle indagini. E neanche i genitori di Crooks sembrano in grado di aiutare. Il padre credeva infatti che il 20enne avesse preso il fucile per andare al poligono e che sarebbe rientrato a casa verso le 13. Alle 23, però, il ragazzo non era ancora rientrato e i suoi genitori avevano deciso di denunciarne la scomparsa alla polizia. Una decisione presa senza mai aspettarsi che il loro Thomas fosse stato ucciso da un cecchino perché aveva sparato a Trump.
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it