Il 12 ottobre 2013 il Mose, con la prova d'innalzamento in superficie delle prime tre paratoie al Lido, aveva fatto idealmente il suo primo vagito. Non un proprio varo ma la prima prova della movimentazione 'a sistema' delle paratoie già collocate; tuttavia, sul piano ideale aveva significato l'ingresso nella fase finale di un progetto di cui si parla da decenni e la cui realizzazione è legata alle paure per la stessa sopravvivenza della città lagunare dopo la disastrosa acqua alta del 4 novembre 1966, che aveva toccato i 194 centimetri sul medio mare.
Se sul piano tecnico l'opera aveva mostrato la sua operatività, sul fronte delle cronache, prima della bufera giudiziaria di stamane con 35 arresti, attorno al suo nome si erano accesi i riflettori appena qualche mese prima, a luglio, quando erano finito agli arresti Giovanni Mazzacurati, allora presidente del Consorzio 'Venezia Nuova', concessionario unico per la realizzazione dell'opera chiamata a salvare Venezia e la laguna dalle acque alte. Una vicenda, seppure riguardante un appalto non direttamente inerente al Mose, che aveva comunque riportato l'attenzione su un'opera che fin dalle suo origini è stato motivo di dibattiti e accese polemiche.
Il Mose, la serie di dighe mobili alle bocche di porto della laguna di Venezia e destinate a essere completate entro la fine del 2016, è l'opera più importante del vasto intervento in corso da anni per la salvaguardia di Venezia. L'intero sistema d'interventi, interamente 'made in Italy' e che dall'opera principale nel tempo ha preso il nome, si muove non solo sul fronte ingegneristico, ma anche di recupero dell'ambiente e della morfologia lagunare.
Prima dell'avvio delle prime sperimentazioni per quello che poi sarebbe diventato il sistema Mose, l'idea di realizzare un'opera alle bocche di porto contro le alte maree era stata motivo fin dalla metà degli anni '70 di un ampio confronto a Venezia, ma anche nel mondo, vista la particolarità unica della città lagunare. Il 4 novembre 1966 la città lagunare aveva rischiato il disastro con l'acqua alta eccezionale che aveva toccato i 194 cm. sul medio mare.
I finanziamenti da parte dello Stato per la realizzazione del sistema sono oltre il 90% e oltre 80% il lavoro fatto. Il costo complessivo è di 5,493 miliardi. Il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, al momento della prova delle paratoie mobile nell'ottobre scorso, aveva ricordato che il Sistema Mose è un'opera ritenuta prioritaria dallo Stato e indicato che "l'obiettivo tassativo è il completamento entro il 2016". Dopo gli arresti del luglio scorso, il neo presidente del Consorzio 'Venezia Nuova', Marco Fabris, aveva ricordato che la vicenda giudiziaria non poteva essere confusa con la realizzazione dell'opera. Il Dg Hermes Redi non aveva escluso azioni a difesa dell'immagine del Consorzio.