La Chiesa ha il diritto di licenziare un insegnante di religione se questo critica le posizioni cattoliche su temi come aborto, divorzio, sessualità e contraccezione. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani, i cui giudici si sono però spaccati votando 9 a favore e 8 contro sul caso di Jose Antonio Fernandez Martinez, insegnante spagnolo di religione ed etica spretato, sposato e con figli, a cui il vescovo di Cartagena ha deciso di non rinnovare il contratto per le idee non in linea con quelle della Chiesa.
"Chiesa si aspetta fedeltà"
Secondo Strasburgo, la decisione non ha leso i diritti dell'ex prete, in particolare quello al rispetto della sua vita privata. La decisione di non rinnovare il contratto a Martinez, infatti, era stata presa nel 1997 dopo la pubblicazione di un articolo sul giornale 'La Verdad' in cui accanto alla foto dell'ex prete c'era un articolo dedicato al movimento per il celibato opzionale (Moceop) di cui lo stesso insegnante era un membro attivo, in cui venivano criticate le posizioni della Chiesa su aborto, divorzio, sessualità e contraccezione. I giudici affermano quindi che "non è irragionevole che la Chiesa si aspetti una fedeltà particolare dagli insegnanti di religione, visto che questi possono essere considerati come suoi rappresentanti", e che quindi "qualsiasi divergenza tra le idee che devono essere impartite e le posizioni personali dell'insegnante possono sollevare un problema di credibilità quando l'insegnante contesti attivamente i valori della Chiesa". Secondo i giudici la decisione di non rinnovare il contratto a Martinez ha avuto uno scopo legittimo, ossia quello di proteggere i diritti e la libertà della Chiesa, e in particolare la sua autonomia nella scelta delle persone qualificate a insegnare religione.
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Non violati diritti ex prete, ma giudici Corte divisi 9 a 8