Ampliamento delle possibilità di ricorso da parte del cittadino vittima del "cattivo uso del potere giudiziario", innalzamento della soglia economica di rivalsa fino a metà stipendio, superamento del filtro, obbligo di azione in caso di negligenza grave: il nuovo impianto per rendere più stringente la responsabilità civile dei magistrati, tassello fondamentale della riforma della giustizia, prende forma. Prevedendo anche un rafforzamento del rapporto tra la responsabilità civile del magistrato e quella disciplinare. Il ministero della Giustizia ha pubblicato le linee guida.
E le prime reazioni delle toghe non si sono fatte attendere: le novità annunciate hanno il senso di una "stretta" nei confronti dei magistrati, afferma il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli, anche se trattandosi di una "materia delicata, aspettiamo il testo definitivo per esprimere un giudizio". Da via Arenula spiegano che se da una parte sarà più facile per il cittadino ottenere il risarcimento danni dallo Stato, dall'altra questo non si tradurrà sempre e automaticamente in una conseguenza per il singolo magistrato sul piano della responsabilità civile. Una quota di dibattito su una questione come questa è prevedibile.
Le misure allo studio modificano in maniera sostanziale la legge Vassalli. Varata nel 1988, dopo i referendum sulla giustizia promossi dai Radicali, questa norma "ha funzionato in modo assolutamente limitato", fa notare il ministero, perché "pur condivisibile nell'impianto, prevede una serie di limitazioni per il ricorrente che finiscono per impedire l'accesso a questo tipo di rimedio e rendono poi aleatoria la concreta rivalsa sul magistrato". Il meccanismo, insomma, va rivisto. Ma uno dei principi chiave della Vassalli resta: quello della responsabilità indiretta. A metà giugno un emendamento del leghista Gian Luca Pini presentato alla Camera alla legge comunitaria e passato anche con i voti di Forza Italia, ha cercato di scardinarlo. Ma il testo che porterà la firma del guardasigilli Orlando non prevede l'azione diretta, che metterebbe a rischio l'autonomia delle toghe. Il cittadino potrà rivalersi solo indirettamente sullo Stato. Stato sul quale, però, penderà l'obbligo di intentare l'azione di rivalsa in caso di "negligenza inescusabile".
L'altra novità riguarda le ipotesi per cui si può fare causa, che si ampliano, in scia con il diritto europeo, includendo la "violazione manifesta delle norme applicate" e anche "il manifesto errore nella rilevazione dei fatti e delle prove". Con il rischio, fa notare però l'Anm, che il magistrato sia chiamato a rispondere di situazioni che non dipendono da lui, legate al "sovraccarico di lavoro" e alla "disorganizzazione per carenza di risorse". Rivista anche la soglia economica della rivalsa: il limite ora fissato a un terzo dello stipendio annuale del magistrato, verrà innalzato fino alla metà della medesima annualità. "Un tetto piuttosto elevato", osserva l'Anm. Nessun limite nelle ipotesi di dolo. Altro punto centrale riguarda il filtro di ammissibilità dei ricorsi: i paletti fissati da questo meccanismo si sono rivelati troppo rigidi, impedendo l'accesso ai risarcimenti. Ora si punta a un superamento. Ma ""bisogna stare attenti - avverte l'Anm - perché è alto il rischio di azioni strumentali".
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