"Io procederò rapidamente". Giorgio Napolitano, dopo l'ennesima fumata nera - la ventesima - ha voluto avvertire ieri il Parlamento che lo stallo sull'elezione dei giudici alla Corte Costituzionale (e del componente laico del Csm) doveva concludersi al più presto. E oggi, dopo appena 24 ore da quel suo "vado avanti per conto mio" pronunciato a denti stretti lasciando il vertice Asem di Milano, mette in pratica quanto detto 'sorpassando' in velocità il Parlamento e nominando i due giudici di designazione presidenziale.
Una mossa a sorpresa che ha inteso confermare - come spiegherà una nota del Colle - "la più alta considerazione per la Corte e per l'esigenza che essa possa svolgere le proprie fondamentali funzioni nella pienezza della sua composizione". Una sottolineatura, questa, che serve da base per ribadire con forza il pressante invito - a questo punto quasi un ultimatum - a che le sue nomine "possano essere rapidamente seguite dall'elezione dei due Giudici Costituzionali di nomina parlamentare". L'incapacità delle Camere di scegliere gli ultimi due nomi per la Corte, a pochi giorni dalla scadenza utile per l'elezione del successore di Tesauro, ha ormai assunto - anche a detta degli stessi parlamentari - dimensioni inaccettabili. Ma la soluzione, almeno fino ad oggi, non si vede all'orizzonte.
C'è da sperare che la nomina della professoressa Daria De Pretis, ordinario di diritto amministrativo nell'Università degli Studi di Trento e del professor Nicolò Zanon, ordinario di diritto costituzionale nell'Università degli Studi di Milano (che vanno a sostituire Sabino Cassese e lo stesso Giuseppe Tesauro) possa servire a far ripartire il confronto politico.
Al momento, infatti, non è stata ancora calendarizzata la convocazione in seduta comune delle Camere che la capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama ha 'precauzionalmente' indicato genericamente nella settimana prossima. Nonostante oggi sia partito immediato il plauso bipartisan per il richiamo di Napolitano, il punto di partenza lascia intendere che la strada è ancora tortuosa e tutta in salita: l'ultima votazione, infatti, ha registrato l'incapacità delle Camere anche di raggiungere il quorum richiesto dei 570 voti. Una soglia che ha preoccupato Laura Boldrini che a caldo ha ammesso la difficoltà della soluzione nonostante sia lei che Grasso - come riconosciuto da Napolitano - si siano "tenacemente impegnati" per facilitarla. Del resto, come è emerso in questi mesi di convocazioni, sulle nomine di Consulta e Csm sono tanti i 'fattori esterni' che incidono: dalla legge elettorale ai veti incrociati su vari provvedimenti e nomine. Senza contare le varie fronde interne ai partiti che tentano in questo modo di far sentire la propria voce. Ora, però, la parola torna prepotentemente alla politica che per esprimere le sue due ultime scelte ha molto meno di un mese.
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