Per Matteo Renzi il patto del Nazareno resta per ora il piano A per incassare l'Italicum. E per convincere Silvio Berlusconi a rimettere in piedi lo "scricchiolante" tavolo dell'intesa, il premier usa il doppio registro: da un lato i pontieri sono al lavoro, dall'altro i fedelissimi avvisano Fi che si va avanti comunque, "con chi ci sta in Parlamento", dice il ministro Boschi, o "a maggioranza", minaccia Debora Serracchiani. Ultimatum che non accelerano per ora la decisione del Cavaliere mentre il "secondo forno" di un'eventuale accordo, M5S, non lancia segnali di apertura. Il premier punta ad ottenere entro martedì, quando l'Italicum sarà incardinato in commissione, una risposta definitiva da Silvio Berlusconi.
"Il patto del Nazareno non può essere fermato e rallentato - incalza Renzi - perchè qualcuno ha paura di mandare avanti le riforme. Se qualcuno pensa di fare il temporeggiatore, noi diciamo che andiamo avanti anche da soli perchè c'è un senso di urgenza sulle riforme". "Non accetteremo mai - aggiunge in serata alla cena di finanziamento Pd - l'idea che il Paese sia bloccato dai veti. Ci dicono: avete rotto il patto. Non abbiamo rotto il patto. Ma il primo patto è con i cittadini, quello per cui le riforme vanno fatte veloci".
L'urgenza, assicura il premier senza però fugare dubbi e sospetti di alleati e rivali, non è dovuta alla volontà di andare alle elezioni anticipate. Ma a dimostrare che l'Italia è un paese in grado di ammodernare le istituzioni, "di togliersi la muffa del passato" per smettere, incita oggi visitando lo stabilimento Piaggio Aerospace, di vivere "con il freno a mano tirato" e mettere il segno 'più' davanti a indicatori economici negativi che dicono ancora che "le cose non vanno". Per questo bisogna condurre a termine, afferma, anche la riforma costituzionale, da portare in Aula alla Camera "entro gennaio". Se Renzi vuole spingere sull'acceleratore della legge elettorale, Fi chiede "il rispetto dei patti", ovvero che ogni modifica dell'accordo venga concordato tra dem e azzurri, come fatto finora. E il vero pomo della discordia è il premio alla lista e non più alla coalizione, come nella versione approvata alla Camera. "Siamo molto vicini ad un accordo: - minimizza le differenze il ministro Boschi - abbiamo i capilista scelti dal partito e le preferenze per gli altri; manca qualcosa sulle percentuali". Differenze che o verranno colmate o, aggiunge, "noi dovremo andare avanti comunque con gli altri partiti". Ami lanciati in primis ai grillini che, però, negano assi con il Pd dopo l'accordo sulla Consulta. "Renzi bluffa sempre", taglia corto il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. La colpa dello stallo del patto del Nazareno sono le divisioni dentro Fi, accusa Boschi invitando il Cavaliere a prendere in mano la decisione. Altro che liti azzurre, ribatte Giovanni Toti, "è il Pd che ci ha chiesto ben nove cambiamenti, mentre il nostro partito non ne ha proposto nemmeno uno".
Gli azzurri chiedono chiarezza sulle intenzioni: "se il Pd ha deciso di rompere gli accordi presi lo dica apertamente". Berlusconi valuta la strategia e nel frattempo chiede ai suoi di abbassare i toni. In questa situazione di stallo, si infila la Lega che con Roberto Calderoli si dice pronta a "ridiscutere tutto". E Ncd spera di contare di più nel tavolo della trattativa, che nel vertice di maggioranza di lunedì avrà il primo round. "Se scricchiola, quel patto ci riguarda poco", osserva Angelino Alfano pronto ad alzare muri contro "maggioranze variabili" sulle scelte di governo.
Il presidente della Roma, James Pallotta, alla cena del Pd
Cene Pd raccolgono oltre 1,5 milioni. E spunta Pallotta
di Serenella Mattera
Oltre un milione e mezzo di euro raccolti in due serate. Dopo gli 800 ospiti di Milano, a Roma accorrono oltre 900 partecipanti alla cena di finanziamento del Pd organizzata da Matteo Renzi. Il premier si fa aspettare, arriva quando sono quasi le dieci, ma spiega l'importanza del contributo dei presenti - dal presidente della Roma Pallotta a imprenditori con passato di centrodestra e professionisti - non solo per le casse del Pd, in tempo di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ma anche per il suo progetto di cambiamento: "Rimettiamo l'Italia in moto", promette. Renzi concede un lungo discorso intervallato da video che fanno un po' Leopolda, come quello del discorso di Kennedy davanti al muro di Berlino. E inizia dall'Europa: "E' finito il tempo della rendita. La crescita in Ue è bloccata intorno allo 0 per cento. L'Europa è ai box. Gli indicatori ci dicono che le cose non vanno". Ma il messaggio è che si può invertire la rotta. A partire dalle riforme: "Non accetteremo mai l'idea che il Paese sia bloccato dai veti. Ci dicono: avete rotto il patto del Nazareno. Non lo abbiamo rotto. Ma il primo patto è con i cittadini, quello per cui le riforme vanno fatte veloci". E poi avanti a parlare di fisco, P.a., giustizia, scuola. E' illuminato dal tricolore, il Salone delle fontane dell'Eur. Ma nel colonnato, teatro in passato di cene elettorali berlusconiane, compare il simbolo del Pd. La minoranza dem storce il naso per l'iniziativa e Gianni Cuperlo annuncia che con gli emendamenti alla legge di stabilità darà "qualche piccolo dispiacere ai commensali che staccano mille euro per una cena".
Ma il giovane turco Matteo Orfini siede a uno dei tavoli: "Ero contrario all'abolizione del finanziamento pubblico ma ora che è fatta è necessario rivolgersi ai privati - concede - Ma alle Feste dell'Unità si mangia meglio", scherza. Il menù campano-romano preparato dal catering Palombini, tra parmigiana, ravioli cacio e pepe e filetto di manzo, viene servito ai tanti parlamentari dem che hanno fatto a gara a portare ospiti (ne vanta venti Salvatore Margiotta). All'Eur ci sono i renziani, da Maria Elena Boschi e Luca Lotti, a Ernesto Carbone. Ma c'è anche Beppe Fioroni, Walter Verini e la new entry dem Gennaro Migliore. Non mancano il presidente della Regione Nicola Zingaretti e il sindaco Ignazio Marino. Tra gli ospiti si avverte però una differenza rispetto alla cena milanese di giovedì. Al Nord più borghesia e piccola e media imprenditoria, nella capitale tanta più politica, qualche rappresentante del mondo dello spettacolo, costruttori, professionisti.
A sorpresa all'ingresso compare il presidente dell'As Roma James Pallotta, che glissa le domande ma dentro concede foto e raccoglie incoraggiamenti dei tifosi strette di mano. E poi, invitato da qualcuno, anche l'ex calciatore giallorosso Odoacre Chierico ("Non ho pagato i mille euro", dice). Anche per questo fino a tarda sera gira voce che anche Francesco Totti possa essere tra i commensali. Ma il "capitano" non si presenta. E' rappresentato il mondo dei costruttori capitolini (si notano Parnasi, Toti, Cerasi), ci sono albergatori come Roscioli. Ma c'è anche il mondo dell'innovazione con Giorgia Albeltino, dirigente di Google Italia. E l'imprenditoria con Paolo Cerù, produttore del polistirolo. Ci sono il direttore generale della Lamborghini Umberto Possini e Annamaria Malato, numero uno della Salerno editrice. Presenti all'appello anche l'amico regista Fausto Brizzi e l'attrice Claudia Zanella. Ma anche Enzo Monaco, calabrese doc e presidente dell'accademia italiana del peperoncino, che dal portabagagli dell'auto tira fuori diverse casse di peperoncino per gli ospiti: "Così se serve ravviviamo la serata".