Matteo Renzi morde il freno sulla riforma della legge elettorale. In giornata dovrebbe tenersi un Consiglio dei ministri che dovrebbe servire a dare il via libera ad alcune misure in materia fiscale e in serata, poi, è previsto un vertice di maggioranza sulle riforme. Il pressing sul Cavaliere, d'altra parte, resta forte.
"Noi siamo pronti, basta rinvii: martedì incardiniamo la riforma e a dicembre voglio l'ok dell'aula", incalza Renzi confermando per oggi il vertice di maggioranza che sarà di fatto un altro strumento di pressione su Berlusconi.
Tutti al governo, da Graziano Delrio a Maria Elena Boschi, negano che la partita del Colle sia oggetto del patto del Nazareno che, sostiene il sottosegretario, "riguarda solo le riforme". Ma, anche se non detto, la trattativa che verrà sul successore di Giorgio Napolitano pesa eccome sulla scelta di Silvio Berlusconi, non disposto a restare fuori dai giochi.
"Noi non vogliamo rompere il patto - assicura Berlusconi - anche se tutta questa fretta di Renzi indica la volontà di andare a votare presto". Dunque, l'ex premier non scioglie la riserva come chiesto dal premier. Per orgoglio personale e per non offrire un nuovo destro alle accuse di Fitto di essere una costola del governo. Oggi Berlusconi riunirà ad Arcore, per il consueto pranzo del lunedì, i figli e i vertici Mediaset, favorevoli a mantenere in vita il patto del Nazareno. E forse martedì vedrà i big del partito per motivare l'ok alle modifiche all'Italicum e spiegare perchè Fi non può essere tagliata fuori. Difficoltà che non scalfiscono Matteo Renzi. Il premier resta convinto che in un modo o nell'altro si potrà far marciare spedita la riforma elettorale in Parlamento.
"Possiamo tradurre l'accordo nell'ultimo sprint", dice ai suoi. E pur non volendo in alcun modo anticipare lo scenario di un avvicendamento al Colle, è chiaro che il premier vorrebbe incassare la riforma elettorale prima di aprire le danze della successione di Napolitano. Il rischio, spiegano nella maggioranza, "è che troppa carne al fuoco crei un corto circuito di difficile gestione". Proprio per non anticipare scenari futuri, oggi il premier ribadisce con i suoi che "noi andiamo avanti con le riforme, con urgenza e determinazione sapendo che l'orizzonte del governo è quello dei mille giorni, del 2018".
In attesa che Berlusconi decida, il premier riunirà in serata a Palazzo Chigi gli alleati della maggioranza di governo. L'obiettivo è continuare a tenere dentro il perimetro del Patto del Nazareno Ncd e Sc, magari con una trattativa che conceda ad Alfano le preferenze ma alzi, come chiesto dal Cavaliere, la soglia di sbarramento. Una quadratura certo non facile. "Una soglia alta escluderebbe dal parlamento milioni di voti degli italiani, sarebbe una forzatura eccessiva", chiarisce il capogruppo Ncd Nunzia De Girolamo in vista del summit di oggi.
Fitto piccona Cav,giù muro ipocrisia,ora contiamoci
Il "ribelle", stanco diktat Renzi. Partito abbia schiena dritta
Raffaele Fitto rompe gli indugi e dichiara guerra al Cavaliere: gli chiede perentoriamente di convocare gli organi del partito per un "confronto vero" e prendere le grandi decisioni, ovvero stracciare il patto del Nazareno così deleterio per Forza Italia. "Ora contiamoci", è il guanto di sfida che Fitto lancia al Cavaliere, forte di un consenso interno che cresce di giorno in giorno (pronti ad aderire al progetto fittiano - si dice dietro le quinte - un'altra decina di parlamentari).
Esclude categoricamente scissioni l'ex governatore della Puglia che intende condurre la sua battaglia dentro il partito nel ruolo di spina nel fianco di Berlusconi che però non intende farsi picconare dall'ex figlioccio. Anche se al momento non sa come "disinnescarlo". L'ordine di scuderia per ieri è stato quello di non replicare a Fitto, di non alimentare la polemica interna. Lo strappo con il Cavaliere si è consumato, simbolicamente, nella giornata delle celebrazioni della caduta del muro di Berlino. Fitto ha organizzato una kermesse affollatissima a Roma dal titolo "oltre il muro" chiamando a raccolta i suoi, ma che a sorpresa ha visto la partecipazione di Maria Rosaria Rossi (fedelissima di Berlusconi) e anche di Maurizio Gasparri.
Di certo la senatrice si è mossa su input del Cavaliere abile nello sparigliare le carte quando il gioco si fa duro: un modo per rubare la scena al primo attore ma anche per dimostrare che il partito non è spaccato. E' stato tutto un gioco di metafore l'intervento di Raffaele Fitto che ha chiuso tra scrosci di applausi la kermesse "presentata" da Daniele Capezzone: abbattere il "muro" (della "ipocrisia") e andare "oltre" (Berlusconi), affrancandosi dai "diktat" renziani subiti da Forza Italia che come "una nave in mare aperto perde elettori dalle due falle laterali", a tutto vantaggio della sinistra del premier e della destra di Salvini. Uno scenario apocalittico per un partito che nel 2008 veleggiava sui 13 milioni di elettori e che alle ultime europee è crollata a poco più di 4 milioni. Tutta colpa di Berlusconi, è stato il ragionamento sotteso di Fitto che ha chiuso con il fatidico "io non ci sto" (a inseguire Renzi), dicendosi "stanco" di quella che giudica una deriva.
"Non lavoro per dividere - si è accalorato - ma per un partito dalla schiena dritta". Bisogna "aprire una nuova fase che abbia nella nostra area politica il punto di riferimento". "Chiedo un confronto senza ipocrisie in cui ognuno possa dire ciò che pensa senza paura", ha rilanciato l'europarlamentare azzurro per il quale la "missione" da compiere è "recuperare l'elettorato" di Fi "recuperando i temi centrali della nostra politica". "Questo è un impegno che porteremo all'interno di Fi affinché torni ad essere la guida del centrodestra''. Quindi "nessuna Opa" lanciata sul partito: "pongo questioni chiare da discutere con Berlusconi'', non esclusa "la selezione della classe dirigente che non sia calata dall'alto".
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