Politica

Casale Monferrato, rabbia ma con pudore

Lutto cittadino e gonfaloni in piazza "in nome della civiltà"

Redazione Ansa

Rabbia sì, ma con pudore, espressa con una dignità antica, che viene da lontano. Così Casale Monferrato ha accolto la sentenza della Cassazione. La via principale del paese si chiama via Aurelio Saffi. Il primo edificio della via è la ferramenta. E' lì dal 1912, ed è considerata a Casale una sorta di simbolo della città: accoglie il viaggiatore all'ingresso della città e lo introduce verso il centro. Il giorno dopo la sentenza della Cassazione, sulla facciata della ferramenta di via Saffi campeggia questa scritta: "Eternit: giustizia". Stampata a chiare lettere su una bandiera tricolore. Per Casale non c'è bisogno di dire altro.

In questa sobrietà simbolica vi è tutto il sentimento con cui la cittadina piemontese ha accolto la sentenza dell'Alta Corte: lutto cittadino e saracinesche abbassate, indignazione e silenzio, rabbia e pudore. "Non c'è bisogno di urlare per farsi sentire - spiega il sindaco, Titti Palazzetti -. Noi sappiamo di avere ragione. La nostra non è solo una battaglia per avere giustizia, è una battaglia di civiltà. Ci hanno spiegato che vi è una differenza tra diritto e giustizia. Ne prendiamo atto, non siamo giuristi. Però sappiamo cosa significhi 'giustizia'. Così come sappiamo che in questo caso giustizia non è stata fatta". Casale Monferrato lo afferma con fermezza, senza alzare la voce. Lo vuole fare non solo per i suoi morti, ma in nome di "tutti i morti d'amianto del mondo". Non a caso ha convocato per domani una riunione in municipio sul tema amianto alla quale parteciperanno i rappresentanti di almeno dieci Paesi: Brasile, Stati Uniti, Giappone, Francia, Svizzera. Casale si sente, in nome dei suoi morti, "l'altra faccia della multinazionale".

E' vero che nel corso del Novecento l'Eternit ha dato da lavorare a migliaia di famiglie. Ma è vero anche che i dubbi sull'amianto hanno cominciato a diventare più di un sospetto già a partire dagli anni Sessanta. E, in nome del profitto, la multinazionale Eternit - dicono i casalesi - ha continuato a produrre senza curarsi della salute delle persone. "E ora la Cassazione le ha pure dato ragione - commenta il sindaco -. Non è giusto. Siamo in piazza per dire che non è giusto".

E' stato in nome di un "principio di civiltà" che il Comune di Casale Monferrato anni fa rifiutò l'offerta di Eternit per un risarcimento milionario. "Al Comune vennero offerti 18 milioni di euro - ricorda il sindaco Palazzetti -. Diciotto milioni affinché accettassimo di uscire al processo. Gli dicemmo no.

Oggi, a distanza di anni e alla luce della sentenza della Cassazione, siamo certi di aver fatto bene". Insieme a lei i sindaci del Monferrato: Trino, Terruggia, Ozzano Pozzano. Sono 48 in tutto, e Casale ne è la capitale, come ricorda il cartello all'ingresso della città: "Casale capitale del Monferrato dal 1484". Centinaia di persone. I ragazzi delle scuole hanno un volantino in mano: "Eternit: quante volte ci devono ancora uccidere?". Come quello striscione esposto in via Saffi, lo chiedono senza parlare.

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