Un incontro, fissato da tempo, per discutere degli scenari in Libia e in Ucraina e della rotta dell'economia europea. A Palazzo Chigi descrivono come un confronto su temi internazionali il faccia a faccia di quasi due ore, assolutamente inedito, tra Matteo Renzi e Romano Prodi. In realtà, spiegano più fonti, il colloquio, alla presenza di Graziano Delrio, da sempre amico del Professore, avrebbe affrontato la partita cruciale dei prossimi mesi: la successione di Giorgio Napolitano, con il premier intenzionato a capire le intenzioni dell'ex presidente del consiglio prima di dare il via alle grandi manovre dentro il Pd e con gli altri partiti. Davanti ad un caffè, Renzi e Prodi si sono parlati con chiarezza dopo contatti scarsissimi che alimentavano l'impressione di un grande freddo tra il premier e il Professore. Il leader Pd, impegnato a mandare in porto le riforme tenendo al tavolo Silvio Berlusconi ed evitando premature fratture dentro il Pd, non vuole compiere passi falsi o riedizioni del caos del 2013, nel delicatissimo passaggio dell'elezione del prossimo presidente della Repubblica. Il metodo, come spiega il ministro Maria Elena Boschi, sarà che il Pd sceglierà un nome per il Colle "che poi sottoporrà agli altri partiti", da Fi a M5S. A monte, quindi, prima di individuare il candidato con più chance, è necessario fare chiarezza sulle reali intenzioni di personalità che, a torto o a ragione, vengono citate nei toto-nomi.
Tra i nomi in cima alla lista c'è Romano Prodi, che per una parte della minoranza Pd, per Sel ed una frangia M5S rappresenta ancora il profilo ideale. Nel colloquio Renzi avrebbe spiegato di non essere affatto contrario alla candidatura del Professore, che proprio nel 2013, i renziani sostennero contrari alla candidatura di Franco Marini. Lo spettro dei 101, però, e le difficoltà del quadro politico, compresa la necessità di realizzare le riforme, rendono difficile trovare sul nome dell'ex premier quella "convergenza più ampia possibile" che il premier persegue. Mentre, proprio per la sua levatura internazionale, il governo potrebbe sostenere la corsa del Professore per un ruolo all'Onu, dove nel 2017 si libererà anche il posto di segretario generale. Un'offerta che Prodi, racconti fonti a lui vicine, avrebbe considerato di difficile realizzazione sia per la sua età anagrafica sia per il peso dell'Italia nello scacchiere mondiale. In ogni caso il Professore sarebbe tornato a ribadire che il Quirinale non è nei suoi programmi futuri e di essere consapevole di non avere chance per una congiuntura di scelte e intese politiche. Ma al tempo stesso, osservano fonti parlamentari, il Professore avrebbe fatto presente che non è in suo potere impedire che il suo nome venga avanzato da amici e sponsor politici.
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