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Fisco: il decreto e la norma pro Cav contestata

In attuazione delega fiscale, 'Stato consulente contribuenti'

Redazione Ansa

Lo Stato punta a porsi "come consulente e non come nemico" dei contribuenti. Così, nella conferenza stampa del 24 dicembre scorso, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva commentato l'approvazione da parte del Cdm del decreto sulla certezza del diritto in attuazione della delega fiscale. Un testo che ora tornerà all'attenzione del Cdm prima di venire trasmesso alle Camere.

Il decreto si muove su tre punti cardine:

- ABUSO DEL DIRITTO: viene qualificato come tale una o più operazioni prive di sostanza economica, poste in essere essenzialmente per avere un vantaggio fiscale indebito, ovvero benefici, anche non immediati, in contrasto con le norme fiscali e con i principi tributari. Il concetto viene unificato a quello di elusione fiscale, con l'estensione a tutti i tributi, ad eccezione dei diritti doganali. L'abuso viene accertato con apposito atto, preceduto da una richiesta al contribuente di chiarimenti da fornire entro 60 giorni.

- RESTYLING DELLE SANZIONI: Più dure per chi froda volontariamente il fisco, con tempi più lunghi di reclusione e soglie più basse per le evasioni considerate punibili per frodi e omesse dichiarazioni, ma più leggere per chi non paga per difficoltà o impossibilità. Ad esempio, per la dichiarazione infedele la pena è il carcere da 1 a 3 anni per un'evasione sopra i 150.000 euro (prima erano 50.000) e di imponibile di 3 milioni (prima erano 2 milioni). In questo contesto è stata inserita la norma oggetto di discussione, che esclude la punibilità "quando l'importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato o l'importo dell'imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al 3% dell'imposta sul valore aggiunto dichiarata". Cambiano anche le modalità di estinzione del reato: in particolare si prevede che l'adesione all'accertamento prima dell'avvio del giudizio, comporti l'estinzione dei reati di infedele e omessa dichiarazione, nonché di omessi versamenti.

- COMPLIANCE FRA IMPRESE E FISCO: per stimolare l'adempimento spontaneo degli obblighi il provvedimento contiene alcune disposizioni per migliorare la collaborazione tra fisco e contribuenti attraverso forme di comunicazione e cooperazione rafforzata. Le imprese di maggiori dimensioni dovranno costituire sistemi di gestione e controllo del rischio fiscale, con una chiara attribuzione di responsabilità nel sistema dei controlli interni.

- LA NORMA CONTESTATA: la riforma del fisco approvata lo scorso 24 dicembre tornerà in consiglio dei Ministri per essere rivista. E' quanto stabilito dal premier Matteo Renzi per porre fine alle polemiche sulla presenza nel provvedimento di una norma "salva-Berlusconi" che potrebbe cancellare la condanna dell'ex premier nel processo Mediaset e quindi ridargli la possibilità di candidarsi. L'opposizione, M5S e Lega in testa, ma anche la minoranza Dem, non risparmiano critiche al governo definendo la svista "un regalo al Cavaliere previsto dal patto del Nazareno". Renzi interviene in prima persona: "Il nostro Governo - assicura - non fa norme ad personam, non fa norme contra personam. Fa norme che rispondono all'interesse di tutti i cittadini". Visti i dubbi e le polemiche, però, il decreto incriminato tornerà al consiglio dei ministri: "Di tutto abbiamo bisogno - fanno notare fonti di Palazzo Chigi - tranne che dell'ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere". A finire nel mirino è l'introduzione nel decreto attuativo della delega fiscale di un articolo (il 19 bis) che prevede l'esclusione della punibilità "quando l'importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato". Un norma che - secondo alcuni giuristi - permetterebbe al leader di Forza Italia di ricandidarsi in quanto condannato per una frode fiscale di 7 milioni di euro, pari a meno del 2% dell'imponibile di Mediaset. Se approvata - viene spiegato - il Cav potrebbe chiedere la cancellazione della condanna e degli effetti della legge Severino, ovvero i sei anni di incandidabilità. Interpretazione che ha spinto Renzi a stoppare i decreti della riforma e a riportarli in Cdm per eventuali correzioni.

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