Il dialogo islamo-cristiano "esige pazienza e umiltà che accompagnano uno studio approfondito, poiché l'approssimazione e l'improvvisazione possono essere controproducenti o, addirittura, causa di disagio e imbarazzo". Lo ha detto papa Francesco nell'udienza per i 50 anni del Pisai, il Pontificio Istituto di Studi arabi e Islamistica. "C'è bisogno di un impegno duraturo e continuo al fine di non farci cogliere impreparati nelle diverse situazioni e nei differenti contesti", ha affermato.
"L'antidoto più efficace contro ogni forma di violenza - ha aggiunto il pontefice - è l'educazione alla scoperta e all'accettazione della differenza come ricchezza e fecondità".
"I cinquant'anni del Pisai a Roma - dopo la sua nascita e i primi sviluppi in Tunisia, grazie alla grande opera dei Missionari d'Africa -dimostrano quanto la Chiesa universale, nel clima di rinnovamento post-conciliare, abbia compreso l'incombente necessità di un istituto esplicitamente dedicato alla ricerca e alla formazione di operatori del dialogo con i musulmani", ha ricordato il Papa. "Forse mai come ora si avverte tale bisogno - ha aggiunto -, perché l'antidoto più efficace contro ogni forma di violenza è l'educazione alla scoperta e all'accettazione della differenza come ricchezza e fecondità".
"Al principio del dialogo c'è l'incontro": "ci si avvicina all'altro in punta di piedi senza alzare la polvere che annebbia la vista". "Negli ultimi anni - ha detto -, nonostante alcune incomprensioni e difficoltà, sono stati fatti passi in avanti nel dialogo interreligioso, anche con i fedeli dell'Islam. Per questo è essenziale l'esercizio dell'ascolto".
"Questo Istituto è molto prezioso tra le istituzioni accademiche della Santa Sede, e ha bisogno di essere ancora più conosciuto. Il mio desiderio è che diventi sempre più un punto di riferimento per la formazione dei cristiani che operano nel campo del dialogo interreligioso, sotto l'egida della Congregazione per l'Educazione Cattolica e in stretta collaborazione con il Pontificio".
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